Nascere in casa. Febe. Un anno fa

Posted: 24 Novembre 2010

Ieri, 23 novembre, era il primo compleanno della mia terza figlia, Febe.

Ieri notte, alle 2.30, mentre la allattavo, pensavo che proprio un anno fa mi si erano rotte le acque. Avevo subito chiamato Paola, l’ostetrica, che mi aveva detto di aspettare per vedere se il travaglio iniziava spontaneamente. Dopo mezz’ora erano iniziate le contrazioni. Alle 4.30 Paola  era arrivata e lì, tranquilla nel mio letto, ho aspettato la nascita della mia bimba.

Andrea riposava sul divano… lui e Tabita avevano una bella influenza, Luca era appena guarito. Era la notte tra domenica e lunedì.

E’ stato così bello poter rimanere nel mio letto, non dovermi vestire, preparare, uscire fuori al freddo per salire in macchina verso un luogo sconosciuto e asettico come solo un ospedale può essere. Fare la strada con le contrazioni, cercare il reparto, farmi mettere il monitoraggio, sperare di trovare personale “umano”…

In molti mi hanno chiesto il perché della mia scelta di partorire a casa.

Già durante la prima gravidanza mi ero chiesta se fosse possibile far nascere il proprio figlio a casa. In quel periodo mi chiedevo addirittura se fosse legale… cosa non del tutto assurda dal momento che in Ungheria hanno appena decretato che una donna deve per forza partorire in ospedale arrestando un’ostetrica che assiteva i parti a domicilio (articolo del Guardian).

Al corso di preparazione al parto l’ostetrica dell’ASL mi ha confermato, invece, che si poteva fare, ma era ormai troppo tardi per prendere i contatti con un’ostetrica privata. Così mi sono accontentata di mettere in pratica un’altra cosa che avevo scoperto durante il corso: due ore dopo il parto una donna può essere dimessa e con lei il bambino. Salvo complicazioni, ovvio.

Il giorno dopo la nascita di Tabita me ne sono tornata a casa. Una notte me la sono fatta “rubare” perché ero troppo inesperta e mi sono lasciata convincere, anche se sentivo dentro di me che stavo facendo la cosa sbagliata: mai come in quel momento ho desiderato di essere a casa, con mio marito.

Quando sono rimasta incinta di Luca mi sono informata per tempo… era ancora fresco il ricordo di quando avevo dovuto lasciare la mia casa per andare in ospedale, e ricordavo molto bene anche la sensazione che farlo fosse “sbagliato”.

Ho contattato Paola, una delle due ostetriche che segue i parti a domicilio in questa zona e che, per pura coincidenza era l’ostetrica che avevo trovato di turno in ospedale e che mi aveva aiutata a far nascere Tabita.

Alla fine, però, io e Andrea abbiamo deciso di non sostenere la spesa che comporta partorire a casa e siamo andati in ospedale. Qui, purtroppo, l’esperienza è stata ben diversa dalla prima volta: mi hanno obbligata a mantenere il monitoraggio anche durante la fase espulsiva, nonostante io chiedessi di toglierlo, hanno tagliato il cordone ombelicale di Luca appena è nato perché era in sofferenza (in realtà si era preso una pausa tra il primo pianto e il secondo… durata giusto il tempo di portarmelo via), me l’hanno riportato già lavato e vestito… E nel pomeriggio l’hanno tenuto per ore (credo 4 o 5, non ricordo bene) in culla termica, senza darmi spiegazioni e risposte, salvo poi dirmi, quando me l’hanno riportato che dormiva così beato e avevano preferito non disturbarlo. Diciassette ore dopo la sua nascita ero a casa, al sicuro!

Tabita e Luca

Appena ho saputo di essere incinta di Febe ho contattato di nuovo Paola, e questa volta senza esitazione alcuna. Il costo questa volta era passato in secondo piano. Già, perché partorire a casa ha un suo costo. L’ostetrica segue la gravidanza almeno dalle 32 settimane, rimane in reperibilità per quattro e, infine, segue il puerpuerio per una settimana. Il costo si aggira sui 2000-2500 euro.

La mancanza di un rimborso alle famiglie o di un’orgainzzazione sanitaria in grado di fornire assistenza domiciliare a chi sceglie di partorire a casa, di fatto vìola il diritto della donna, sancito dall’OMS di “partorire in un luogo che sente sicuro al livello più periferico al quale si possa garantire assistenza appropriata e sicurezza. Per una donna con gravidanza a basso rischio questo luogo può essere la casa, una casa maternità o l’ospedale”. (Documento completo – in inglese) Peccato che non tutte le donne possano permettersi di spendere una cifra simile…

Approfitto per promuovere nuovamente la petizione per il rimborso di questo costo alla Regione Veneto. Con Google troverete facilmente anche le petizioni per le altre regioni. La richiesta è questa: La Regione, attraverso la stessa ASL di appartenenza, può erogare alla famiglia che decide di avere il bambino nella sua casa o in casa maternità l’equivalente del costo medio di una degenza ospedaliera di madre e neonato per il parto e puerperio fisiologico. Si tratterebbe semplicemente di uno “spostamento di fondi” senza dover aggiungere neppure un euro alla spesa sanitaria già prevista per ogni nascita!

E così, un anno fa, con Paola e con Andrea, sdraiata nel mio letto, su un fianco perché il battito cardiaco della mia piccola era rallentato (i miei travagli lampo “sconvolgono” i mie figli!) guardavo fuori dalla finestra della mia camera e, tra una spinta e l’altra, vedevo l’alba rischiarare un nuovo giorno, mentre la mia piccola Febe veniva al mondo.

Difficile esprimere la sensazione di pace che è seguita a questo evento, la gioia di girarmi e vedere Tabita sulla porta, quando ancora Paola raccoglieva Febe per metterla tra le mie braccia, vedere spuntare la faccia curiosa di Luca che non osava avvicinarsi… Eravamo tutti lì, a dare il benvenuto alla nuova arrivata, ad accoglierla nella nostra famiglia.

Per altre informazioni e per trovare le ostetriche da contattare potete guardare qui, oppure qui dove trovate l’indirizzario contenuto anche nel libro “Nati in casa, le custodi della nascita raccontano”, Altica Edizioni che consiglio di leggere anche a chi non vuole partorire a casa. Così come consiglio il libro “Abbracciamolo subito!” di Michel Odent – Red Edizioni.

16 Comments

  • close the door 25 Novembre 2010 at 21:34

    complimenti e auguri. ma posso dirti che ti è andata di lusso? in un parto naturale il bambino rischia moltissimo, le complicanze sono tante e inaspettate anche in una gravidanza fisiologica. è come correre in automobile senza cintura.

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    • Tiz 25 Novembre 2010 at 22:05

      Tutti i parti sono rischiosi… il rischio è parte integrante della vita. In un cesareo, però, i rischi sono molti di più di quelli che si corrono con un parto naturale (e anche molti di più di quelli che vengono comunicati alle donne…).
      Partorire a casa può essere più rischioso solo perchè non c’è la’tterzzatura adtta nel caso in cui qualcosa vada storto all’ultimo momento. Ma generalmente un’ostetroca esperta sa riconoscere eventuali problemi ben prima che sia troppo tardi.
      Inoltre nei giorni che hanno preceduto il mio parto ho sentito i racconti delle amiche conosciute al corso di preparazione… un paio di volte ho tirato un sospiro di sollievo a pensare che non sarei dovuta andare in ospedale!
      Comunque la possibilità di partorire a casa dovrebbe essere data a tutte le donne… la possibilità, non l’obbligo. Se una donna si sente più sicura in ospedale è giusto che ci vada.
      Ciao

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  • Piccolalory 26 Novembre 2010 at 13:54

    Ti ho appena conosciuta grazie al tutorial su Equazioni… questo tuo racconto mi ha commosso e conquistato…

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    • Tiz 26 Novembre 2010 at 14:57

      Grazie… io invece ti avevo già incontrata nelle mie esplorazioni della bogosfera. Oggi ho visto che hai appena lanciato un’iniziativa bellissima… devo trovare il tempo per partecipare! A presto!

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  • Mammatrafficona 26 Novembre 2010 at 18:18

    Anche io ho avuto la fortuna di dare alla luce la nostra prima (e per ora unica) figlia in casa. Una esperienza bellissima, naturale nei tempi, nei luoghi, nelle parole. Niente separazioni affrettate, niente interventi non necessari.
    Se dovesse arrivare una nuova gravidanza, rifarei subito la stessa scelta. Le donne che scelgono di partorire in casa sono molto più numerose di quel che sembra, aumentano di anno in anno, e vista l’umanità di certo personale ospedaliero, aumenteranno sempre di più.
    Certo i costi ci sono, Io sono stata doppiamente fortunata perchè qui in trentino rimborsano parte della quota.

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    • Tiz 29 Novembre 2010 at 00:58

      Sai, un po ti invidio, come invidio quelle donne che sono riuscite a partorire in casa già il loro primo figlio. Io ero così ignorante durante la mia prima gravidanza!
      Comunque hai ragione per quel che riguarda il personale ospedaliero… certamente ci sono persone splendide, però spesso ti basta trovare il medico o l’ostetrica sbagliati e quello che perdi non è da poco… Sento storie spesso assurde e quel che più mi dispiace è che molte volte le donne non si rendono nemmeno conto che l’esperienza del parto avrebbe potuto essere molto migliore, anche in ospedale. E alla gravidanza seguente tornano e si rimettono nelle mani di quegli stessi medici…

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  • Doris 2 Dicembre 2010 at 23:22

    Grazie Tiz per la bella testimonianza.. Anch’io avrei voluto tanto partorire a casa la piccola Zoe.. ma i costi e le perplessità del mio compagno non sono stati d’aiuto.. Ho visitato tutti gli ospedali di zona e scelto quello che più mi ha ispirato ho preteso con tutto il personale le mie condizioni.. E il parto è stato veloce e dolce. Solo due persone mi seguivano, mi hanno lasciato libera di fare ciò che volevo, le luci erano soffuse, ho scelto lo sgabello svedese… e Zoe è scivolata dolcemente… il taglio del cordone ombelicale è avvenuto tardi, finite le sue pulsazioni..mentre la piccola la tenevo stretta a me…e fuori nevicava (la sera del 9 marzo).. Ecco avrei voluto praticare il Lotus Birth ma è andata bene così… Con Veronica anche, solo ero un pò ignorante e ho “subito” se si può dire, le competenze del personale che nell’aiutarmi a trovare una posizione comoda, mi è rimasto il ricordo di aver fatto tanta fatica per mantenere la posizione…. Comunque in tutte e due gli ospedali (Tolmezzo e Mestre) mi sono trovata bene, le piccole hanno sempre dormito con me e c’è stata molta attenzione nella fase allattamento… con Zoe ho scelto di tornare a casa prima…ma mi ritengo fortunata. E’ vero che si sentono racconti assurdi e ancora più assurdo il fatto che molte donne si affidino così nelle mani dei medici senza invece provare ad ascoltarsi..

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    • Tiz 3 Dicembre 2010 at 01:45

      Quello che più detesto è il fatto che un momento così importante per noi sia lasciato al caso… alla fortuna o alla sfortuna di chi trovi di turno quel giorno… Inoltre no è giusto che i costi vengano sostenuti dalla famiglia… in fondo la Regione ha risparmiato i costi del mio parto (e delle altre donne che hanno partorito in casa)… e allora perché non rifondere le spese sostenute dalla famiglia? Che, tra l’altro, sono inferiori a quelle sostenute dall’ospedale.
      Ultimo punto che hai toccato: la perplessità del tuo compagno. Se l’ASLo l’ospedale fornisse il servizio con delle ostetriche che seguono i parti a domicilio, come avviene per il S.Anna di Torino, la scelta risulterebbe più “normale” e anche peri papà sarebbe più accettabile.
      Anche Andrea aveva scartato l’ipotesi alla prima gravidanza… poi, dopo aver visto nascere Tabita, ha capito che potevamo benissimo farlo a casa. Peccato non aver fatto la scelta già con Luca…

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      • Doris 3 Dicembre 2010 at 13:25

        Infatti..in realtà più che altro è che non mi ha sostenuta nelle ragioni e lasciato sola di decidere… ma ho voluto a tutti i costi essere chiara con tutto il personale. Ogni volta che avevo a che fare con persone diverse ripetevo quello che volevo in quanto miei diritti di gestante.. Tutti mi hanno rispettato. (certo mi hanno anche fatto firmare carte perché mi prendessi io la responsabilità…). Il fatto è che quasi sempre ci riteniamo non adeguare ad affrontare una cosa così naturale e bella, ci affidiamo a ciò che ci dicono, ci fanno vivere il più delle volte la gravidanza come quasi una malattia, con angoscia di mille esami…e in realtà è uno stato di grazia, un periodo nel quale la donna cresce e si sente parte attiva di un miracolo che si sta compiendo…
        Grazie per aver promosso la petizione per il rimborso dalla regione. Io la firmai dopo la gravidanza di Veronica.
        Speriamo che si smuova qualcosa…

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  • Nascere in casa – Studi sulla sicurezza » My Mei Tai 31 Marzo 2011 at 23:21

    […] occasione del primo compleanno di Febe avevo scritto un post raccontando della sua nascita in casa. Già durante la gravidanza, ma anche in seguito, quando parlavo di questa scelta ricevevo da […]

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  • Blogstorming anch’io… » My Mei Tai 1 Maggio 2011 at 22:33

    […] post partecipa al blogstorming insieme al mio articolo sulla nascita in casa di Febe e a quello relativo agli studi sulla sicurezza del parto a […]

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  • Dieci anni da mamma » My Mei Tai 4 Maggio 2011 at 09:59

    […] L’ostetrica era lei, la Paola, che dopo quasi 9 anni ha fatto nascere Febe in casa nostra! […]

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  • Val 6 Novembre 2011 at 18:45

    Ciao!Che bello il tuo racconto…mi riconosco in tutte le tue motivazioni!Io abito nell’unica citta di Italia dove il parto a domicilio e’ fornito dal SSN…che fortuna vero? Quando l’ho scoperto ho deciso che Nicolo’ sarebbe nato in casa…nonostante le perplessita’ di tutti! Ebbene per 8 mesi di gravidanza mi sono fatta coccolare dalla dolcezza e passione delle 3 stupende ostetriche del Servizio ed e’ stata un’esperienza quasi “mistica”, un vivere la gravidanza come un evento naturale, di forti emozioni e non come un momento di soli interventi medici. Purtroppo al termine della gravidanza il sogno di un incontro tra me e il mio bambino nella magia della mia casetta si e’ scontrato con la “presa di posizione” di mio figlio: podalico! Non c’e’ stato proprio verso di fargli cambiare idea e dalla ns casa siam passati all’ospedale con cesareo!Per fortuna anche in questo caso son riuscita ad ottenere qualche “lusso”: programmazione a termine gravidanza, inizio del travaglio, allattamento riuscito…mi rimarra’ per sempre questo rimpianto di non essere riuscita a realizzare questo sogno,ma oggi posso dire lo stesso che e’ stata una bella e forte esperienza. Ora aspetto un altro bimbo, non posso piu’ partorire in casa col SSN, ne’ posso sostenere la spesa di un’ostetrica privata…poi ho anche qualche timore…lo ammetto!Ma spero di poter partorire naturalmente nell’ospedale che ho scelto e di trovare del personale umano! Fammi l’in bocca al lupo!!!!!!!!”:)

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  • laura 19 Agosto 2012 at 02:01

    il tuo racconto, mi fa venire voglia di tornare indietro con il tempo e provare almeno per una volta l’esperienza del parto a casa, ho 3 figli, 2 parti naturali ed un cesareo purtroppo, ricordo l’esperienza ospedaliera del primo parto… 3 giorni di induzioni varie per poi finire attaccata alla macchina dell’ossitocina e alla fine del parto non avevo nemmeno la forza per guardarlo mio figlio, talmente ero sfiancata da questa cosa, con il secondo ho scelto di prepararmi ad un epidurale, stavolta volevo essere ‘lucida’ quando mio figlio veniva al mondo, ma non c’è stato bisogno… 3 ore ed è nato, la terza purtroppo era podalica e li cesareo, la piu brutta esperienza… i dolori dopo il parto, i morsi uterini che sono micidiali, e tutto il resto!
    brava bella scelta! un abbraccio

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  • ele86 13 Ottobre 2012 at 14:09

    Ciao ho incontrato il tuo blog per caso e il tuo racconto del parto in casa mi ha colpita in quanto equilibrato e ben impostato. Ho letto molto di esperienze di parti in casa e tutti i racconti mi sembravano eccessivamente drammatici nell’affrontare il fattore “trauma” sul bimbo. La tua esperienza mi sembra invece osservata e raccontata con un occhio critico che cerca semplicemente il semplice e il meglio per se e suo figlio.
    Il mio primo bimbo di ormai 13 mesi è nato in ospedale. Non ho avuto dubbi a suo tempo. Il parto è andato bene il personale incontrato gentile umano;le ostetriche sono cambiate ma chi c’è stata il pomeriggio è stata giusta per quel momento chi è arrivata dopo non so come ma ci siamo trovate subito e subito siamo entrate in sintonia. Sono anche riuscita a fermare il tram tram subito dopo l’espulsione e con il cordone ombelicale attaccato mi hanno appoggiato il bimbo sul grembo. Ho chiesto che aspettassero a tagliarlo e per dieci minuti buoni siamo stati tutti fermi a salutare il nuovo arrivato. Il vero problema è stato il post parto in ospedale. Ho avuto pochi punti sula forchetta (cucitura fatta male tra le altre cose) e avevo un gran male al sacro. Ma il vero dramma sono state le info scorrette frammentate sull’allattamento. Insomma non ho capito nulla e tornata a casa panico. Meno male che ci sono gli spazi mamma dell’Asl. Ora aspetto la seconda, che nasce a dicembre sono venuta a conoscenza che la mia regione (emilia romagna) rimborsa completamente il costo dei parti in casa. Ho anche trovato un’associazione di ostetriche private che lavora per questo. Io sarei entusiasta di farlo soprattutto per il post parto, l’essere a casa tua nel tuo ambiente, ma per il parto mi preoccupo che la presenza del piccolo possa innervosirmi e che io soprattutto non sia capace di controllarmi e “impazzisca” e non collabori con il mio corpo. Insomma temo di perdere il controllo. Una parte di me ha timore di fare una scelta che poi io stessa possa rimpiangere nel momento clou. Davvero partorire in casa è più tranquillo rassicurante naturale? Scusa per la prolungata digressione ma fin che non ho letto il tuo articolo mi ero sempre detta che non sono la persona adatta per il tipo di scelta. Ora con il tempo a termine che si avvicina il tuo articolo mi fa riflettere. non tanto per questa gravidanza ma per le future.
    Grazie di tutti i consigli che saprai darmi, scusa per il disturbo…

    p.s. Anche io ho usato le fasce porta bebè che belle.

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    • Tiz 13 Ottobre 2012 at 15:48

      Ciao! Intanto grazie per le belle cose che hai scritto… spesso vengo presa per una pazza e mi piace sentire che c’è chi capisce che la mia scelta è stata ponderata e che la ragione ha avuto un ruolo forte, non è stata solo una questione “di pancia”!
      Anch’io avevo i tuoi stessi identici dubbi: e se sul più bello mi prende il panico? Be’, per partorie a casa uno dei punti fondamentali è quello di avere un ospedale a non più di 20 (max 30) minuti di distanza. E ai primi incontri la mia ostetrica mi aveva ribadito più volte che noi stavamo organizzando tutto per far nascere la mia bimba a casa, ma che in qualsiasi momento della gravidanza, travaglio o parto si sarebbe potuto cambiare. In tanti anni di accompagnamento nei parti in casa si è spostata più volte in ospedale, la stragrande maggioranza delle volte con tutta calma e in alcuni casi anche perché la donna all’ultimo momento ha preferito così… Non firmi patti col sangue, organizzarsi per partorire in casa non significa necessariamente che ciò avvenga. E se è proprio il momento dell’espulsivo quello della crisi (per me è stato così anche se non c’entrava il luogo in cui mi trovavo…) un’ostetrica capace e che ti conosce saprebbe “riportarti in qua”!
      Sulla presenza del fratellino ti capisco: i miei due erano abbaastanza grandi da poter parlare con loro e quindi non hanno rappresentato un problema. Poi tutto è successo mentre dormivano e io ho preferito così perché non so se mi sarei sentita altrettanto libera con loro intorno anche se è vero che in certi momenti ti isoli totalmente. Quando poi è nato Samuel di nuovo dormivano… Spesso comunque ci si organizza con qualcuno che li porta fuori un po’ se alla mamma dà fastidio… a volte il papà, altre una delle ostetriche (nella tua Regione lavorano sempre in coppia, qui da noi è tanto trovarne una!)
      Quanto al post parto… ah, la tua famiglia intorno, le tue cose, il tuo bagno, il tuo cibo… non c’è paragone!

      P.S.: ma il racconto del mio ultimo parto lo hai letto? https://www.mymeitai.com/2012/06/samuel-una-nascita-indisturbata/ Spero che non ti faccia cambiare idea su di me!

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