Nascere in casa – Studi sulla sicurezza

Posted: 31 Marzo 2011

In occasione del primo compleanno di Febe avevo scritto un post raccontando della sua nascita in casa. Già durante la gravidanza, ma anche in seguito, quando parlavo di questa scelta ricevevo da alcune persone critiche più o meno pesanti. Il punto critico su cui vertono le opinioni negative è quello della sicurezza per il neonato.

Questo “problema sicurezza” è stato toccato anche nei commenti al mio post sull’epidurale, come se le due cose fossero legate, come se esistesse una fazione pro-parto in casa e una pro-epidurale e come se dovessero necessariamente essere incompatibili. Il perché di questa diatriba ancora non mi è totalmente chiaro, visto che sono convinta che una donna dovrebbe essere libera di scegliere per sè il modo e il luogo del parto (in base, certo, alle sue condizioni di salute e al procedere della gravidanza) mentre questo non avviene in Italia. Né per l’epidurale che è praticata in pochissimi ospedali (spesso solo in alcuni orari) e nemmeno per il parto a domicilio, che, non essendo offerto dal SSN si riversa in termini di costo economico interamente sulla famiglia (salvo rimborsi offerti solo da alcune Regioni).

Oggi ho letto un nuovo articolo sul parto in casa che affronta l’argomento in modo (volutamente) molto superficiale, conferendo al parto a domicilio connottati negativi di insicurezza non provati a livello scientifico o statistico.

A questo punto ho deciso di mettere anche qui nel mio blog le considerazioni che avevo fatto ad alcuni studi citati tra i commenti ad un articolo scritto da Massimo in MammaperMamma. In Italia non esistono studi su questo perché le donne che partoriscono in casa sono troppo poche e i dati sono pressoché assenti.

Lo studio pubblicato su BJOG (An International Journal of Obstetrics & Gynaecology) prende in considerazione l’Olanda ed è stato commissionato proprio perché in questo Stato il 30% delle donne partorisce in casa e la mortalità infantile è tra le più alte in Europa, dati che si credevano collegati e che invece la ricerca ha dimostrato non esserlo.

In questo studio vengono comparati i dati di mortalità infantile e materna tra parti pianificati a casa e quelli pianificati in ospedale. Vengono monitorate 529.688 donne considerate a basso rischio di cui il 60,7% decide di partorire a casa, il 30,8% in ospedale e l’8,5% non si pronuncia. Il periodo preso in considerazione è di sette anni (200-2006).

Risultati: nessuna considerevole differenza è stata riscontrata tra parti programmati in casa e quelli programmati in ospedale, per nessuno degli elementi considerati (morte durante il parto, morte del bambino durante il parto o nelle 24 ore successive o nei 7 giorni successivi, spostamento del bambino in unità di terapia intensiva). Quindi l’alta mortalità neonatale in Olanda non è dovuta al fatto che un terzo delle donne sceglie di partorire a casa.

Conclusioni: lo studio dimostra che programmare la nascita in casa NON aumenta il rischio di mortalità infantile ecc….

Perché altri studi precedenti davano risultati diversi? Gli studi precedenti si basavano su campioni troppo piccoli, oppure, come nel caso di quello australiano, non tenevano conto che molte donne che partorivano in casa lo facevano con parti “difficili” (gemellari, podalici, prematuri ecc…) e andavano quindi ad incrementare notevolmente i risultati negativi (osservazione che vale anche per la più alta mortalità infantile pre-ospedalizzazione). Uno studio americano si basava sui certificati di nascita e quindi non considerava affatto le variabili alto-basso rischio. Gli studi europei non dimostravano significative differenze tra parti iniziati in casa o in ospedale, ma i numeri a disposizione erano troppo esigui. In Olanda praticamente tutti i parti vengono recensiti in appositi registri, fornendo quindi un quadro numericamente attendibile per uno studio di questo tipo.

Nella ricerca si è considerato anche il fatto che alcuni parti sono iniziati a casa ma si è poi reso necessario il trasferimento in ospedale, senza comunque che questo abbia inciso sull’esito del parto.

Da Wikipedia: HumanNewborn

Un altro studio è stato pubblicato da AJOG (American Journal of Obstetrics & Gynecology) e questo è quanto Massimo ha tradotto e riassunto: “…il numero delle morti neonatali per i parti programmati in casa è 32 su 16500, mentre per i parti programmati in ospedale è 32 su 33302. Non serve una calcolatrice per notare che il rapporto è circa 2:1.
Dopo questa constatazione, una donna che si informa sui rischi connessi al parto in casa giustamente si allarma, ma, visto che di rischio si parla, magari prende la calcolatrice e decide di fare un semplice calcolo delle probabilità. Vediamo cosa trova in base a questa ricerca: 0.1939% (morti neonatali parto in casa) contro 0.0960% (morti neonatali parto in ospedale). Cosa conclude? Conclude che se opta per il parto in casa va incontro ad un rischio di morte neonatale di circa l’uno per mille in più rispetto a chi sceglie il parto in ospedale. Ora la donna ha effettivamente quantificato quel rischio che il rapporto 2:1 lasciava nel vago.” * Vi invito a leggere il commento numero tre, quello di Vanna che chiarisce un paio di cose interessanti su questo studio…


Infine una newsletter pubblicata su Saperidoc (Centro di Documentazione sulla Salute Perinatale e Riproduttiva) cita uno studio effettuato sul territorio Canadese tra il 2000 e il 2004 per confrontare gli esiti dei parti a domicilio assistiti da ostetriche con gli esiti dei parti in ospedale assistiti da medici e con gli esiti dei parti in ospedale assistiti da ostetriche.

Sono state monitorate 2.899 donne che avevano pianificato un parto a domicilio assistite da una ostetrica e non sono state escluse le donne con una presentazione podalica diagnosticata dopo l’inizio del travaglio. Il gruppo di confronto era costituito  da donne che rientravano nei parametri per scegliere il parto a domicilio ma che all’inizio del travaglio avevano deciso di partorire in ospedale. Sono stati considerati due gruppi di controllo. Uno di 4.752 donne composto dalle donne che avevano pianificato un parto in ospedale assistito da una ostetrica e un altro di 5.331 donne che avevano pianificato un parto in ospedale assistito da medici e con le medesime caratteristiche (anno del parto, parità, stato civile, età materna, ospedale di riferimento) delle donne che avevano partorito a casa.

Le ostetriche che assistevano i parti in ospedale erano le stesse che seguivano quelli a domicilio, inoltre gli esiti sono stati valutati per tipo di assistenza pianificata (ostetrica a domicilio vs ostetrica in ospedale o medico in ospedale) e non per luogo effettivo del parto, quindi includono gli eventuali trasferimenti in ospedale (hanno partorito in casa 78,8% dei parti pianificati a domicilio; in ospedale 96,9% dei parti pianificati in ospedale).

I RISULTATI

Il tasso di mortalità perinatale: 0,35 per mille fra i parti pianificati a casa, 0,57 per mille fra i parti pianificati in ospedale e assistiti dall’ostetrica e 0,64 per mille fra i parti pianificati in ospedale e assistiti da un medico, senza alcun caso di morte fra 8 e 28 giorni di vita neonatale. Una errata classificazione del luogo pianificato del parto non avrebbe modificato le conclusioni dello studio: se tutte le morti perinatali avvenute nel gruppo delle donne che avevano partorito in ospedale assistite da una ostetrica venissero attribuite al gruppo delle donne che avevano partorito a casa, il tasso di mortalità perinatale sarebbe 1,4 per mille parti a casa e la differenza fra i due gruppi non raggiungerebbe comunque la significatività statistica.

Gli interventi ostetrici: sono stati significativamente inferiori quelli registrati fra le donne del gruppo del parto pianificato a casa, sia rispetto alle donne con un parto pianificato in ospedale assistito da una ostetrica che rispetto alle donne con un parto pianificato in ospedale assistito da un medico.

Interventi sui neonati (necessità di rianimazione alla nascita o ossigenoterapia oltre 24 ore): sono stati significativamente inferiori quelli registrati fra i neonati delle donne del gruppo del parto pianificato a casa, rispetto agli altri due gruppi; inoltre si è notata una minore frequenza di aspirazione di meconio e – limitatamente al confronto con i neonati nati da donne con un parto pianificato in ospedale assistito da un medico – una maggiore probabilità di essere ricoverati o riammessi in ospedale, prevalentemente per iperbilirubinemia.

Si può considerare valido questo studio anche per l’Italia? Secondo Saperidoc sì: la popolazione descritta nello studio non presenta caratteristiche diverse da quelle prevalenti nei paesi dell’occidente sviluppato con un sistema pubblico di assistenza sanitaria.

La conculsione di Saperidoc è che il parto pianificato a casa è sicuro come quello in ospedale e offre alcuni vantaggi, indipendentemente dal professionista che fornisce assistenza.

Quindi partorire in casa (se la situazione lo permette) è sicuro quanto farlo in ospedale per il bambino ed è più sicuro per la mamma.

Queste sono le conclusioni a cui si può arrivare guardando “i numeri”. Poi la percezione del pericolo, del rischio, le ansie e le paure di ogni donna sono più che legittime e sono le più diverse; per questo l’OMS dice che la donna dovrebbe avere il diritto di “partorire in un luogo che sente sicuro al livello più periferico al quale si possa garantire assistenza appropriata e sicurezza. Per una donna con gravidanza a basso rischio questo luogo può essere la casa, una casa maternità o l’ospedale”. (Documento completo – in inglese)

31 Comments

  • mammasuperabile 31 Marzo 2011 at 23:44

    mi sorgono spontanee una domanda e una considerazione:
    1. ma nel gruppo “parto in ospedale” sono considerati anche i cesarei? perché aumentano parecchio la mortalità sia del feto che della madre (dalla lettura dell’ultimo link mi pare di aver capito che sono considerati solamente i parti naturali)
    2. se il parto è realmente a rischio non penso si trovi, nell’era delle denunce per imperizia-imprudenza, un’ostetrica disposta a seguire un parto in casa

    Reply
    • Tiz 1 Aprile 2011 at 00:20

      1. In entrambi i gruppi sono considerati anche i cesarei… se guardi le tabelle al link trovi i dati. Alcune donne sono state trasferite da casa all’ospedale, quindi ad alcune di queste è stato fatto il TC. Resta il fatto che è inferiore l’incidenza di TC nel confronto domicilio vs. ostetrica in ospedale che non nel confronto domicilio vs. medico in ospedale.
      2. è quello che sostengo anch’io… la mia ostetrica segue parti a domicilio dagli anni ’80… se fosse davvero così pericoloso non penso che avrebbe messo a repentaglio lavoro, vita e famiglia… Tra l’altro in tutti questi anni almeno una denuncia avrebbe dovuto prendersela, o è stata semplicemente molto molto fortunata?!?

      Reply
  • Vanna 1 Aprile 2011 at 10:42

    Ciao,
    per questioni personali ho studiato a fondo l’ultimo studio ‘Maternal and newborn outcomes in planned home birth vs planned hospital births: a metaanalysis’ che citi e di cui Massimo aveva tradotto le conclusioni.
    Nello studio si conclude che la mortalità neonatale è doppia per il parto in casa, tralasciando che la mortalità perinatale è MINORE!
    Parto in casa 229/331,666 (0.07)
    Parto in ospedale 140/175,443 (0.08)
    E questo fatto si spiega semplicemente leggendo bene lo studio, che riprende studi già fatti e li ‘somma’, con un risultato a dir poco discutibile:
    Sulla mortalità perinatale sono stati considerati oltre 331.000 casi e il tasso di mortalità è addirittura inferiore rispetto all’ospedale:
    (0.01% sembra poco, ma su 331.666 casi stiamo parlando di 32 bambini); sulla morte neonatale i casi considerati sono invece solo 16.500:
    Parto in casa 32/16,500 (0.20)
    Parto in ospedale 32/33,302 (0.09)
    Vengono presi per buoni anche studi degli anni ’70 … questo per dire che la metaanalisi è stata un po’ forzata, e non lo dico io, lo dicono:
    – l’associazione dei genitori inglesi National Childbirth Trust
    http://www.nct.org.uk/press-office/press-releases/view/222
    – un medico Canadese (quello che ha fatto gli studi citati dalla metaanalisi)
    http://www.theglobeandmail.com/life/health/us-analysis-on-home-birth-risks-seen-as-deeply-flawed/article1624918/
    – dall’associazione di ostetriche in US:
    http://www.midwiferytoday.com/articles/ajog_response.asp

    Scusate se mi sono dilungata, ma credo sia giusto dare le corrette informazioni: sebbene esista uno studio (metaanalisi = sommatoria di studi già fatti) i cui risultati sono stati ben pubblicizzati come avversi per il parto in casa, in realtà questo studio sembrerebbe più politico che altro!

    E’ importante capire anche la situazione negli USA: spesso la donna decide per un parto a casa senza assistenza o magari assistita da una persona senza specifiche competenze, è per questo che i ginecologi cercano di mettere in cattiva luce il parto in casa, oltre chiaramente perchè ci sono anche degli interessi economici sotto.

    Buona giornata a tutte,
    baci
    Vanna

    Reply
    • Tiz 2 Aprile 2011 at 02:47

      Non scusarti per la lungaggine… anzi! Io non ho letto tutto quello studio e mi fa piacere sapere quello che hai aggiunto tu… illuminante! Ho messo un richiamo al tuo commento nell’articolo.
      Baci

      Reply
  • gabriele 7 Aprile 2011 at 19:42

    …amanda è nata in casa un mese fà…ho provato a parlare (anche si..in modo provcatorio) dell’esperienza totalizzante del parto in casa…e della sua naturalità..in un sito al femminile..e mi sono scontrato col solito atteggiamento “medicalizzato”..”terrorizzato”..”disinformato”…
    ..personalmente non guardo con interesse le varie statistiche dati etc etc..perchè ogni parto e ogni donna conosce se stessa meglio di qualsiasi media ponderata…
    ma dico solo che partorire riguarda la donna e le sue competenze—
    una brava ostetrica,e noi ne avevamo una veramente in gamba, è un punto di riferimento ..ma ….non è lei che spinge…non è lei che sente-…
    tanto che esistono movimenti di done che partoriscono da sole…

    se il parto è pericoloso (se così fosse) lo sarebbe in ogni luogo e ogni dove…

    saluti da un papà felice di aver condiviso la scelta di sua moglie..e di aver assistito per tutto il tempo la sua gravidanza..e parto!e grazie a valeria per il suo supporto.

    Reply
    • Vanna 8 Aprile 2011 at 09:59

      Ciao Gabriele,
      condivido con te la questione della competenza personale sul proprio fisico e sul proprio parto. A volte però questa argomentazione viene ritenuta poco sufficiente per giustificare ‘i grossi rischi che si corrono nel parto in casa’ … Queste accuse di aver partorito a casa per puro egoismo e non curanza dei rischi che mi sono sentita rivolgere spessissimo (mio figlio è nato a casa nel 2009) e da più persone mi hanno spinto a studiare anche i dati, per poter rispondere in maniera più esauriente, diciamo. Perchè se qualcuno mi dà della pazza perchè ascolto il mio corpo e le mie sensazioni, gli ‘sviolino’ i numeri e così chiudo l’argomento.
      Quando ho scelto di partorire a casa, l’ho fatto perchè era quello che sentivo più sicuro e adatto a me e a mio figlio.
      Gli studi sono venuti dopo, solo ‘a difesa’, per le continue accuse. Perchè quando dicevo che avevo seguito le mie sensazioni e il mio istinto mi si rispondeva che ero pazza e non avevo tenuto conto dei rischi. Gli studi sui rischi confermano semplicemente le mie sensazioni, e fanno tacere le critiche.

      Complimenti per la vostra piccola e buona continuazione,
      Vanna

      Reply
    • Tiz 15 Aprile 2011 at 15:33

      Ciao Gabriele, benvenuto! Non sono riuscita a rispondere prima perché avevo una gran bella influenza!
      Sono contenta di sentire la voce di un papà. Anche Andrea ha condiviso fino in fondo questa mia scelta e credo che questo sia importantissimo per una donna. Purtroppo per l’uomo è più difficile “sentire” che questa è la scelta “giusta” (lo virgoletto perché, ovviamente, non è l’unica scelta giusta per tutte le donne) ed è quindi più facile vittima dei terrorismi… inoltre per non infierire sulla donna incinta spesso le persone bersagliano il futuro papà di consigli, preghiere, suppliche perché faccia cambiare idea all’irresponsabile egoista che non pensa alla salute di suo figlio…
      Anche per questo ho voluto scrivere questo articolo che parla di sicurezza del parto in casa da un punto di vista razionale, numerico, statistico. Ma, come Vanna, anch’io lo fatto solo dopo aver partorito a casa. Perché sono d’accordo con te quando scrivi personalmente non guardo con interesse le varie statistiche dati etc etc..perchè ogni parto e ogni donna conosce se stessa meglio di qualsiasi media ponderata… e aggiungo che i numeri lasciano il tempo che trovano. Ad una coppia di amici il chirurgo che doveva operare la figlia ha risposto, alla loro richiesta di “statistiche” che anche in un intervento sicuro con 1 problema su 1 milione se quel 1 milionesimo è tuo figlio di tutti gli altri 999999999 non te ne frega niente…
      Però volevo almeno sapere cosa rispondere a chi ti dice che le statistiche dimostrano che partorire in casa è pericoloso per il bambino…

      Ah… benvenuta Amanda!

      Reply
  • gabriele 8 Aprile 2011 at 10:56

    ciao vanna…
    un augurio anche a te!…

    io credo che questa nostra epoca..tempo…sia fortemente condizionata dal terrorismo mediatico e dalla paura.(in tutti i campi.)
    ..la paura..si sa…crea disagio..intolleranza….sfiducia ….etc etc..lo si vede in campo economico…sociale….
    le guerre(senza esagerare) sono di solito mosse dalla paura ..(del diverso)..e ovviamente da interessi subdoli…
    ed ecco qui il mio ragionamento:
    facciamo credere che il parto sia spaventoso…da averne paura ..e poi consoliamo e tranquillizziamo tutti con la tecnologia-e con gli interessi delle aziende farmaceutiche e del ssn che preferisce(per appunto ovvi interessi) investire in strutture ospedaliere e pagare per un parto 3 volte tanto quanto pagherebbe se sovvenzionassero il parto in casa..
    dove vivo io….dove sono cresciuto…le famiglie della generazione “rurale”..avevano anche 14-20 figli….tutti fatti in casa..tutti senza controlli…senza ecografie….
    ..ma questa mia affermazione è stata interpretata come atteggiamento “sessista-” “maschilista”..perchè le donne di cento anni fa erano solo delle poveracce che sfornavano figli e stop.-.(mi è stato detto)
    beh..io ho studiato abbastanza antropologia per dire che le donne nelle famiglie patriarcali(ovviamente soprattutto nelle cosiddette popolazioni primitive) hanno sempre gestito tutti gli aspetti del sociale.inclusa l’educazine dei figli….altrochè se la donna era importante!oggi invece mi sembra..che le conquiste “statali”..la parità(fittizia) abbiano dato alla donna l’idea vacua di essere padrona del proprio destino..invece cedendo la cosa che piu le rende forti ed autonome(il parto!) ad altri le ha rese meno forti secondo me…
    e poi…. credo che gli ospedali siano strutture maschili….
    anche se i reparti di ostetricia e ginecologia sono in mano alle donne…..chi decide il protocollo?che da i consensi?un primario?e quando mai è una donna?forse ,,in rare occasioni…

    cara mia vanna…gli interessi del potere non tengono conto delle sensazioni..dell’istinto e della naturalezza…
    ma di ciò che riempie meglio le tasche..

    lavoro in una farmacia…e so per certo che esistono tante di quelle manipolazioni tra informazione e controllo che nessuno o pochi immaginano…
    quante balle sulle pseudo malattie….influenze …e quanti farmaci ad oc ….
    potrei parlarne piu approfonditamente..ma non vorrei sembrare “saccente” come mi è stato detto…(ah..sono solo un magazziniere..non un farmacista.

    Reply
    • Tiz 15 Aprile 2011 at 15:42

      Caro Gabriele… evidentemente “saccente” è il nuovo termine con cui vengono bollati tutti coloro che fanno scelte diverse dalla massa e che sanno sostenere le motivazioni di queste scelte! L’altro termine in voga è “arrogante”… Credo che il tuo discorso sulla paura abbia radici ancora più profonde: penso che prima di tutto le persone abbiano paura di scegliere. Delegano. Delegano per il parto (“domani ho la visita e il ginecologo decide se indurmi”, “la ginecologa ha detto che ormai il bambino non si gira più e quindi ha deciso di farmi il cesareo” e via di seguito), delegano per la salute del loro figlio (credendo al pediatra che dice che ormai latte non ne hanno più anche quando hanno il seno così pieno da provocare una mastite…), delegano per i vaccini, delegano l’educazione alla scuola… Tutto viene delegato così se qualcosa va storto hai qualcuno a cui dare la colpa. Se invece ragioni, ponderi, leggi, ti informi e poi fai una scelta… be’, delle conseguenze di questa tua scelta non potrai dare la colpa a nessun altro se non a te stesso. Io resto dell’idea che questo sforzo di responsabilità da parte nostra sia comunque dovuto ai nostri figli… visto che abbiamo scelto di metterli al mondo…

      Reply
  • Massimo 4 Maggio 2011 at 23:21

    Un saluto a tutti. Articolo interessante così come la discussione che si è sviluppata. Il famoso studio dello scorso anno, Maternal and newborn outcomes in planned home birth vs planned hospital births: a metaanalysis, ha dato luogo ad un vivace dibattito, tanto che l’AJOG, che aveva pubblicato la ricerca, dopo aver esaminato le numerose critiche pervenute alla redazione e apparse nella blogosfera, ha ritenuto utile investigare più a fondo la metodologia e i risultati ottenuti, osservando che (mia libera traduzione) “E’ chiaro che abbiamo bisogno di metodi di ricerca più rigorosi, in considerazione dei numerosi fattori che entrano in gioco quando ci si occupa della nascita in casa”.
    http://www.ajog.org/article/S0002-9378%2811%2900080-9/fulltext
    http://www.ajog.org/article/S0002-9378%2811%2900246-8/fulltext
    http://www.nature.com/news/2011/110318/full/news.2011.162.html#B1
    In sostanza, ad oggi, non mi risulta esistano prove scientifiche concrete che dimostrino che il parto programmato in casa sia decisamente più rischioso del parto programmato in ospedale. Spesso si arriva a conclusioni affrettate senza esaminare i dati con la dovuta attenzione. Alla base delle controversie che si generano intorno a questo argomento ci sono, a mio avviso, due concezioni di vita molto diverse tra loro, che si basano su sistemi di valori in parte incompatibili. Da qui l’acrimonia con cui ci si scontra sull’argomento cercando di far dire ai numeri cose che in realtà non dicono.
    Dimostratosi finora infondato, o quanto meno molto debole, l’argomento delle prove scientifiche contro il parto in casa, perde di credibilità anche la tesi secondo cui chi desidera e programma il parto a domicilio sarebbe un fanatico cultore della “filosofia New Age”, adepto dell’irrazionale, alternativo, strano, infantile, allergico alla scienza e chi più ne ha più ne aggiunga 🙂

    Reply
    • Tiz 5 Maggio 2011 at 13:29

      Grazie Massimo, quando avrò un po’ di tempo andrò a leggermi gli articoli che hai segnalato.
      Un bacio alle tue donne, soprattutto all’ultima arrivata!

      Reply
  • gabriele 5 Maggio 2011 at 18:25

    ..si..massimo…credo proprio che alla base delle scelte che facciamo ci sia quella che chiamiamo comunemente “risveglio di coscienza”….che va aldilà della “conoscenza”….
    io personalmente ho letto testi non scientifici prima del parto ,testi antropologici sul continuum ,sul portare ,sul contatto…..e pur non avendo mai e dico quasi mai tenuto in braccio un neonato!!(ed ho 3 nipoti)…quando è nata amanda ho trovato istintivamente la via dell’abbraccio..ed ora non ne posso fare a meno!..
    ogni giorno che passa ringrazio mia moglie..la sua volontà ferma di non affidarsi..(se non in parte alle sapienti mani dell’ostetrica).
    sono convinto che ciò che deve accadere accade…..e se qualcosa fosse andato “diciamo storto” lo avremmo accettato perchè parte della scelta consapevole..
    ma pensare che la casa sia rischiosa…o che sia una scelta coraggiosa è secondo me un tipo di atteggiamento disinformato e terrorizzato..
    …saluti
    gabriele

    Reply
  • Massimo 5 Maggio 2011 at 22:42

    @Tiz
    Ciao Tiz! Ti ho salutato le mie 3 donne, che sono in grande forma 🙂

    @Gabriele
    Sono d’accordo con te. Lo studio delle ricerche scientifiche inerenti al parto in casa è certamente interessante, e mi piace seguirne gli sviluppi. Talvolta mi sono imbattuto nell’uso strumentale di alcune ricerche per dissuadere le persone dal programmare il parto in casa, chissà poi perché.
    Certamente le ragioni che spingono alcune donne e alcune famiglie a valutare la possibilità di partorire in casa non nascono da speculazioni logiche e ricerche scientifiche, ma sono molto più profonde 🙂

    Reply
  • Tiz 6 Maggio 2011 at 00:53

    Sono d’accordo con voi (e sono contenta di sentire due papà così partecipi in questo argomento: di solito sono gli uomini ad osteggiare questa scelta).
    Per me la decisione di partorire in casa è riuscita solo al terzo parto… però era qualcosa che sentivo dentro fin dalla prima gravidanza. Non era una questione legata alla paura dell’ospedale, o a dati statistici, o a qualsiasi motivaziona “razionale”: era proprio un sentire profondo, un desiderio fortissimo di restare nella mia “tana”, di non dovermi muovere, spostare… era viscerale e ho imiegato un bel po’ prima di svegliare mio marito per farmi accompagnare in ospedale… ero tentata di aspettare e vedere cosa sarebbe successo… L’idea di partorire da sola non mi spaventava per niente!

    Reply
    • Massimo 8 Maggio 2011 at 09:16

      Ma certo! Il desiderio di partorire in casa ha radici molto profonde che mai potranno essere spiegate o giustificate con argomenti scientifici. E’ un peccato che talvolta i compagni non riescano a sintonizzarsi con questo desiderio (quando si manifesta) e addirittura ne siano spaventati tanto da arrivare ad osteggiarlo. Con motivazioni, poi, che a ben vedere si rivelano spesso poco fondate, anche scientificamente…
      Comunque vi segnalo questo articolo: http://medbunker.blogspot.com/2009/12/parto-in-casa-sicuro-o-pericoloso.html
      Visto che qui si parla di studi sulla sicurezza del parto in casa, mi interessa conoscere il vostro parere.

      Reply
      • Tiz 8 Maggio 2011 at 17:12

        Ciao Massimo, conosco il blog che hai segnalato e ho una buona opinione del medico che lo scrive: la penso in modo diametralmente opposto rispetto a lui su molte cose, però mi sembra una persona pacata e pronta al dialogo e… la diversità di pensiero è una ricchezza!
        Detto questo trovo che il suo articolo (come ha scritto Paniscus/Lisa nei commenti) parta in quarta contro il parto in casa, ma si ridimensioni parecchio alla fine… lui scrive che il parto in casa non è il male assoluto, ma che va pianificato tenendo conto di certi fattori di rischio e prendendo alcune precauzioni… come dargli torto? Tu te la saresti sentita di assistere tua moglie per un parto in casa se, chessò, il bambino fosse stato podalico?
        A me l’ostetrica aveva detto che mi avrebbe seguita comunque, ma parlavamo di un terzo figlio con due parti precedenti che erano andati così bene da farmi avere come preoccupazione principale per il terzo di non arrivare in ospedale in tempo… In ogni caso IO non so se mi sarei sentita a mio agio in casa…
        Lo studio americano che WeWee cita viene richiamato dal primo studio di cui ho scritto io nel mio articolo, dove vengono descritti gli studi precedenti che davano dati contrastanti rispetto a quelli emersi nello studio stesso. Viene spiegato che “Lo studio americano era basato sui certificati di nascita e non poteva escludere con certezza l’assenza di donne ad alto rischio, nascite non assistite nel gruppo delle donne che avevano pianificato il parto in casa”. Quindi lascia il tempo che trova…

        Reply
  • Vanna 9 Maggio 2011 at 10:24

    Ciao a tutti,
    anche a me piace seguire gli aggiornamenti sugli studi sul parto. Grazie Massimo per i link, interessanti.
    Ne aggiungo uno di uno studio inglese in corso, sono curiosa di conoscerne i risultati, ma non ho idea di quando verranno pubblicati.
    https://www.npeu.ox.ac.uk/birthplace/component-studies/pcsppb
    Riguardo il post di medbunker: non sono d’accordo nel paragonare il parto in casa del 2011 con il parto in casa del 1911, ma credo che chi fa questo paragone non abbia mai assistito a un parto in casa odierno. Io direi che gli ‘strumenti strani’ (ventosa, bisturi, flebo … etc.) sono stati portati in ospedale mentre in casa non è rimasto niente se non le persone e la loro umanità.
    La tesi finale, in sostanza, è la stessa che sostengono molti genitori per il parto in casa e anche le associazioni di ostetriche (in Italia, intendo): il parto in casa va bene in condizioni ‘ottimali’ e cioè assenza di fattori di rischio, vicinanza con l’ospedale, possibilità di contatto tra ostetrica e ospedale. Con questi presupposti pare che tutti siano propensi a definire il parto in casa sicuro quanto quello in ospedale. Io sinceramente mi spingo un po’ oltre, dicendo che è più sicuro, nel senso che sei sicuro di evitare danni iatrogeni. Mia opinione personale, chiaramente, avvallata solo dalle mie esperienze sul campo : )
    Riguardo Emy Tuteur, mi pare che sia contraria più che altro al parto ‘in solitaria’ o con assistenza non professionale, tanto più che bisogna considerare la situazione in America dove sembra non ci siano regole: ad esempio non vengono escluse le donne ‘a rischio’ come invece avviene in Italia. Ho letto alcuni racconti di parti in casa andati male (dal suo sito, credo si chiami ‘per non dimenticare’.. non ho il link) e si trattava di situazioni veramente incredibili: donne assistite da pseudo-amiche, lontane anni luce da un ospedale .. insomma, a mio avviso sarebbe sempre opportuno analizzare anche la situazione del Paese da cui provengono i racconti e le opinioni.
    Ultima riflessione: la libertà di scelta dei genitori dovrebbe essere comunque rispettata e favorita cercando di migliorare le condizioni del parto ovunque esso avvenga. C’è un’enorme differenza tra il fornire assistenza medica e l’obbligare la persona all’intervento medico.
    Buona giornata a tutti
    Vanna

    Reply
  • Massimo 22 Maggio 2011 at 00:34

    Mi rifaccio vivo (dannato lavoro…). Sono d’accordo con voi. L’incipit dell’articolo di WeWee su come si partoriva in casa 50 fa, o, addirittura un secolo fa non ha nulla a che vedere con il parto programmato in casa dei nostri giorni. Mi sembra strano che WeWee non se ne renda conto, essendo una persona molto informata. Mi viene da pensare che l’abbia scritto solo per preparare il terreno all’articolo di Amy Tuteur, il cui titolo è tutto un programma “Il tragico prezzo mortale del parto in casa”. Insomma, più che una “scomoda verità” sembra una nota e “comoda” tecnica di “framing”: raccontare un aneddoto che attivi gli schemi interpretativi “giusti” per inquadrare il problema. La cornice (il frame) per inquadrare il fenomeno parto in casa viene, in questo caso, costruita attivando l’associazione fra parto in casa e povertà, scarsa cultura, improvvisazione, campagna, tavolo da cucina, forcipe, pessime condizioni igieniche, strumenti da macellaio e via discorrendo. Quindi si distrae il lettore con queste immagini molto evocative, ma non viene raccontato il parto programmato in casa dei giorni nostri. Per cui il lettore non preparato,dopo aver letto questa premessa, si sarà già fatto un’idea del parto in casa ancor prima di leggere la traduzione dell’articolo di Amy Tuteur, del cui spessore scientifico ci ha già parlato Tiz.
    Ne approfitto per segnalarvi questa recente ricerca: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1523-536X.2011.00481.x/abstract
    A presto!

    Reply
  • Vanna 23 Maggio 2011 at 09:33

    Senza contare che il lettore che non ha mai partorito non si rende forse conto che ventosa, forcipe, bisturi, forbici … sono TUTTI presenti e USATI in sala parto in ospedale!!!!!!!!!!!
    A ben pensare si tratta non solo di voler distrarre le persone, ma si attribuiscono ad un evento le particolarità negative dell’evento che si vuole difendere.
    E in effetti attribuire agli altri i propri difetti … è la tecnica più usata dell’ultimo decennio .. soprattutto in politica!!!!
    Ops, non voglio divagare troppo : D

    buona settimana a tutti
    Vanna

    Reply
  • gabriele 23 Maggio 2011 at 15:37

    ciao…”.C’è un’enorme differenza tra il fornire assistenza medica e l’obbligare la persona all’intervento medico”…
    concordo pienamente con il pensiero di vanna……è proprio di questo che si tratta….la mancanza del rispetto(in italia un po in tutti i campi del vivere sociale)delle idee..
    genitori,parenti,autorità varie non accettano che si possa voler crescere un bimbo in maniera diversa dai dettami “standardizzati”…!
    …e a breve personalmente dovrò scontrarmi con un altro problemino..i vaccini…
    …non voglio gettare un idea per un post perchè sarebbe out of topic….però immagino che anche voi(che avete scritto qui..)avrete avuto lo stesso problema o lo dovrete affrontare…..
    saluti
    gabriele

    Reply
    • Tiz 23 Maggio 2011 at 19:40

      Sui vaccini ho moltissime idee e molto ben confuse… Credo che alla fine scriverò un articolo proprio sulla confusione, più che sul sì o sul no… Intanto anticipo: i primi due figli sono vaccinati da tutto (escluse, ovviamente, le influenze che non prendo nemmeno in considerazione), mentre Febe non lo è per niente…

      Reply
  • Vanna 23 Maggio 2011 at 17:07

    Ebbene si! Anche in questo caso ci vuole tanta pazienza …
    Il ns.primogenito ha fatto i primi vaccini (se non ricordo male l’esavalente a 3, 6 e 12 mesi), poi abbiamo interrotto tutto; il secondogenito non ha fatto alcun vaccino.
    La nostra USL periodicamente mi manda le raccomandate per i richiami; tempo fa sono andata lì a parlare con il medico vaccinatore (in seguito a decine di telefonate in cui insistevano molto pesantemente!) e ho firmato un documento in cui mi prendevo tutta la responsabilità. Si vede che non è sufficiente visto che continuano a scriverci.
    E pensare che in Veneto, dove viviamo noi, è dal 2007 che i vaccini sono facoltativi, TUTTI.
    Mio figlio piccolo (20 mesi) cadendo si è procurato un taglio alla testa 1 mese fa e l’abbiamo portato al pronto soccorso pediatrico, dove ci siamo presi gli insulti del medico che lo ha curato perchè non era vaccinato.
    In seguito il pediatra di famiglia ci ha vivamente consigliato (o intimato? mah ..) di vaccinarlo almeno per il tetano ma io non sono ancora convinta, tanto più che vaccini singoli ormai non si trovano perchè è molto più remunerativo fare quelli multipli. Ovviamente anche in questo campo ci sono interessi economici enormi, una buona dose di disinformazione e anche molta voglia di lasciare ad altri le decisioni importanti sulle cure dei proprio figli.

    Esperti di vaccini e non-vaccini, medici, sono Stefano Serravalle e Roberto Gava, che hanno scritto ottimi libri e tengono interessanti conferenze. Sapere che esistono medici contro i vaccini a volte mi ha aiutata a sostenere le mie scelte.

    un saluto a tutti,
    Vanna

    Reply
  • barbara 24 Maggio 2011 at 19:26

    Una piccolo intervento sui vaccini. A mio modestissimo avviso si deve anche prestare attenzione a quanto le nostre scelte possano danneggiare gli altri. Uso un esempio antico ma non antichissimo. Il vaccino contro la poliomelite ha sconfitto una terribile malattia altamente contagiosa. Se la gran parte dei genitori avesse rifiutato la vaccinazione di massa, avrebbe esposto anche i figli degli altri (persino quelli vaccinati) a un pericolo. A titolo personale non sono favorevole a tutti i vaccini e credo vadano rivisti quelli obbligatori ma bisognerebbe almeno interrogarsi se e quanto incide sugli altri il nostro eventuale rifiuto a un vaccino. Spero di essere stata chiara e pacata.

    Reply
    • Tiz 24 Maggio 2011 at 19:52

      Ho pochissimo tempo, quindi ti rispondo con un pezzo di Serravalle:
      In Scozia, dopo l’introduzione estesa del vaccino contro il tipo C. si è registrato un aumento di morti causati dal meningococco di tipo B. E’ stato ipotizzato che introdurre massicciamente un vaccino contro un sierotipo, possa indurre la proliferazione e la maggiore aggressività degli altri sierotipi contro i quali non c’è vaccino. Un’evoluzione inattesa della vaccinazione di massa contro il meningococco di tipo C si è avuta anche in Spagna, dove, dopo estesa campagna vaccinale, è stata riscontrata la presenza di un tipo B molto virulento ed i ricercatori ipotizzano che possa essere derivato da una mutazione genetica del tipo C” vaccinabile”.
      Non per “contrattaccare”, ma per dire che forse nemmeno la valenza sociale è vera, almeno per alcuni vaccini. C’è anche il dubbio che sia stata l’introduzione del vaccino per la difterite ad incrementare i casi di polio fino ad allora rarissimi. Sottolineo il “forse”… è così difficile districarsi in questa materia… Aprirò prestissimo un articolo perché mi interessa dibattere il tema.

      Reply
  • Vanna 26 Maggio 2011 at 11:01

    Ciao Barbara,
    sono d’accordo con te, quando dici: ‘si deve anche prestare attenzione a quanto le nostre scelte possano danneggiare gli altri.’
    Vorrei però approfondire alcuni punti.
    Teniamo l’esempio del vaccino anti-polio: ci sono medici che sostengono che la poliomelite non è diminuita grazie al vaccino, ma grazie alle migliori condizioni sociali, soprattutto igieniche dei nostri giorni. I casi di poliomelite nel mondo in questi anni si attribuiscono quasi unicamente al vaccino, e cioè la poliomelite ‘naturale’ non esiste più in gran parte dei Paesi. Non esiste più neanche in alcuni Paesi dove non è avvenuta la vaccinazione di massa. Quest’ultima notizia dovrebbe far pensare che probabilmente il vaccino non ha fatto tutto il lavoro da solo.
    Si tratta chiaramente di posizioni, non si può sapere con certezza cosa sarebbe successo se …
    Però: ai singoli che hanno contratto la poliomelite A CAUSA del vaccino – ne esistono anche in Italia – non si può certo dire che il loro ‘sacrificio’ ha salvato la massa … non credo sia una buona argomentazione per una persona costretta in sedia a rotelle per tutta la vita. Persona sanissima prima del vaccino.

    Forse 50, 60 anni fa avrei fatto valutazioni diverse, basate sulle conoscenze e sulla situazione di quel periodo.
    Ma adesso è il 2011 e sappiamo molte cose, abbiamo accesso alle informazioni, possiamo leggere gli studi e i pareri di molti medici. Allora, perchè continuiamo a vaccinare i nostri figli per una malattia inesistente, quindi in assenza totale di benefici, ma solo con il rischio di reazioni avverse?

    Altro punto. Spesso si dice che il bambino non vaccinato espone a rischi i vaccinati. Non capisco questa affermazione. Nella nostra società mio figlio non vaccinato è esposto a un rischio maggiore dei vaccinati, in quanto molte malattie i medici non più sono abituati a vederle, rischiano di sbagliare diagnosi o di farla tardivamente.
    Mi chiedo: se il vaccino viene fatto per non contrarre la malattia, quali rischi farebbe correre mio figlio a un vaccinato? Anche in caso fosse colpito dalla malattia contagiosa, che rischi corrono i vaccinati a contatto con lui?
    La mia è curiosità e un po’ una provocazione, perchè questa frase ‘tuo figlio non vaccinato crea rischi ai vaccinati’ la si sente spesso in giro ma quando chiedo dettagli, spiegazioni, motivazioni non riesco ad ottenerne.
    Chissà che qualcuno mi illumini : )

    Buona giornata
    Vanna

    Reply
  • gabriele 26 Maggio 2011 at 12:31

    ..non avendo molto tempo per esprimere correttamente i mie pensieri dico solo che stra-quoto vanna per il suo intervento sui vaccini…
    lavoro in farmacia…vi devo fprse dire quanto tamiflu c’è rimasto in magazzino e come sia stato tutto terroristicamente programmato?….
    saluti
    gabriele

    Reply
  • I vaccini – Una scelta difficile » My Mei Tai 26 Maggio 2011 at 15:57

    […] che è stato affrontato l’argomento tra i commenti all’articolo sulla sicurezza del parto in casa, anticipo un po’ tempi e scrivo questa […]

    Reply
  • Phoebe 21 Febbraio 2013 at 11:26

    Complimenti per l’impegno di dettagliare tutte queste informazioni!
    e grazie
    ciao

    Reply
  • Federico 6 Giugno 2017 at 05:02

    Il dibattito sui vaccini è vivo più che mai anche ora dopo 6 anni che è sono stati pubblicati questi commenti, chiaro che la questione è complessa e non priva di risvolti per lo meno poco chiari.
    Ciao e grazie!

    Reply
  • Ada 12 Novembre 2018 at 19:13

    Grande articolo!

    Reply
  • Ava 12 Novembre 2018 at 19:14

    Grande articolo Tiziana 🙂

    Reply

Rispondi a Vanna Annulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

X