Portare i bambini in inverno

Posted: 25 Febbraio 2011

Il contest di Equazioni si è chiuso domenica e ora mi sento libera di pubblicare il racconto e le foto con i quali ho partecipato a questo concorso.

Molti sono i genitori che si chiedono se sia possibile (e fattibile) portare i propri bambini nella fascia portabebè, nel mei tai o in altri supporti anche in inverno. (EquAzioni)

Per me è proprio nella stagione fredda che il portare diventa più importante. La mia esperienza di mamma canguro è cominciata in inverno: Febe è nata a fine novembre e la fascia elastica mi è stata regalata per Natale.


Le prime volte ho provato ad usarla in casa, ma la mia esigenza principale era quella di poter andare a prendere Tabita e Luca a scuola tutti i giorni, indipendentemente dal tempo e dalla temperatura esterna.

Nelle altre stagioni il problema non si sarebbe posto; il passeggino avrebbe svolto la stessa funzione e io avrei potuto essere indipendente dall’aiuto dei nonni anche con una bambina piccola.

Ma quando fuori piove, c’è nebbia o nevica… come si fa ad uscire con uno scricciolo di due mesi in carrozzina?

Quindi per me la fascia è stata un’ancora di salvezza. Prendevo la piccola Febe con la sua tutina in ciniglia, le aggiungevo un paio di scarpine di lana, un cappellino, la mettevo in fascia, poi indossavo un bel piumino misura XL che era stato di mia mamma prima della dieta e che mi aveva prestato per gli ultimi mesi di gravidanza, e partivo. Quando rientravo la piccola si era addormentata, mi bastava toglierle il cappellino e mentre io preparavo il pranzo lei dormiva serafica.

Niente tutoni, coperte, carrozzine da portare su e giù per le scale… Niente controlli continui alla temperatura delle manine, dubbi sul quantitativo di coperte, nessun parapioggia effetto serra… lei era lì attaccata a me, a portata di sguardo e il suo tepore lo potevo sentire. Chi mi incontrava per strada il più delle volte non si accorgeva nemmeno del fatto che lei ci fosse… solo il pon pon spuntava dal mio giaccone e qualcuno pensava che fossi ancora incinta.

L’aneddoto più divertente, nonostante l’episodio sia iniziato con una brutta notizia, c’è stato quando mi hanno chiamata da scuola perché Luca era stato spinto contro una colonna durante la ricreazione. Quando è squillato il telefono avevo appena finito di allattare Febe e stavo tranquilla sul divano a guardarla dormicchiare. Alla notizia datami dalla maestra ho preso la piccola, cappellino, fascia, piumino e via, quasi di corsa verso la scuola. Nel frattempo cercavo di contattare il pediatra che era in vacanza e poi il mio medico che per fortuna stava per arrivare in ambulatorio. Arrivata a scuola ho trovato Luca abbastanza tranquillo, la ferita sulla testa aveva smesso di sanguinare (ma c’era sangue su tutti i vestiti…), però era abbastanza profonda da meritare un controllo. All’arrivo di Andrea (che avevo chiamato sempre durante la mia corsa verso la scuola) siamo andati, sempre a piedi, dal dottore, che è anche un nostro amico. Arrivati lì Luca è stato visitato, disinfettato, Bruno, il dottore, ci ha fatto vedere che il taglio era profondo e ci ha consigliato di richiuderlo con qualche punto che si è offerto di mettere lui. Luca è stato coraggioso… per il primo punto, per il secondo era indeciso tra la fuga e il pianto, ma poi l’idea della cicatrice da pirata (e di un meritato premio alla fine dell’intervento) hanno avuto la meglio. Messo anche il secondo punto, ormai eravamo lì da almeno mezz’ora, Bruno mi guarda… sbarra gli occhi e stupito si mette a ridere come un matto “Non l’avevo mica vista sai!” La piccola era lì, nella fascia, e in assoluto silenzio dormiva… e così era passata inosservata! Tutto si è concluso bene e ho ringraziato mille volte di avere avuto la fascia che mi ha permesso di occuparmi di Luca senza il minimo problema.

I dubbi li ho avuto per l’inverno seguente, cioè per questo. Durante l’estate, poco alla volta, ho preso confidenza con il mei tai nella posizione sulla schiena: portare una bambina di 10 mesi pancia a pancia non è molto comodo, quindi la soluzione dell’anno precedente non poteva funzionare. Il primo tentativo è stato quello più “logico”: piumino io, piumino lei, mei tai. Ma non è facile caricarsi sulla schiena una bambina infagottata quando si è infagottate… i tessuto tecnici dei giacconi non aiutano molto visto che sono “scivolosi” e l’esperienza è stata utile solo quando siamo stati a Sarmede per la Mostra dell’Illustrazione per l’Infanzia. Andrea mi ha aiutato a metterla nel mei tai e siamo rimasti fuori per un paio d’ore a 5 gradi sotto zero.

Ma per uscire tutti i giorni e quando si entra e si esce dai negozi non è certo la soluzione migliore. Scartata l’ipotesi di acquistare un giaccone apposito (mi scoccia sempre spendere soldi per il vestire…) ho optato per la possibilità di cucirlo. Un’amica mi ha preparato un cartamodello su misura, con la parte dietro modificata per accogliere Febe in mei tai. Nel frattempo, però, dovevo trovare una soluzione alternativa. Abbiamo optato per la “cipolla”: strati su strati. Sopra gli abiti di casa a Febe mettevo le baby legs, una felpa ulteriore se la temperatura scendeva sotto zero, un maglioncino di lana, berretto, sciarpa. Io indossavo due maglie in lana, scaldacollo e berretto. Poi mi gettavo una sciarpona triangolare in lana sulla schiena, a coprire completamente Febe (questo strato avrei potuto evitarlo se solo mi fossi cucita un’imbottitura in lana cardata per il mei tai, come quelle che vendo… ma si sa che i figli del calzolaio…) e infine un cappotto o un giaccone di lana, di quelli fatti a maglia, taglia normale visto che sono estensibili. In questo modo, strato più, strato meno a seconda delle giornate, con o senza ombrello abbiamo superato tutto l’inverno, nevicate incluse, tornando a casa sempre belle calde anche quando la temperatura scendeva di 2 gradi sotto lo zero… è andata così bene che il mio progetto di cucire un giaccone apposito è ancora nel cassetto!

Quindi io non direi che è fattibile portare i propri bambini nella fascia portabebè, nel mei tai o in altri supporti anche in inverno, direi piuttosto che è proprio in inverno che è più logico e pratico farlo!

9 Comments

  • Mammatrafficona 3 Marzo 2011 at 21:40

    Bellissimo il sistema che hai trovato! sembri quasi una donna inuit con il bimbo nell’amauti!

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  • Tiz 4 Marzo 2011 at 00:06

    Hai ragione! E il cappellino del commercio equo e solidale di Febe è in tono!

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  • Tiz 4 Marzo 2011 at 00:53

    Ohhhh lo voglio anch’io l’amauti… col tuo comento mi hai fregata… adesso mi tocca pensare di farmelo… comprarlo no, ho visto il prezzo dai canadesi ed è proibitivo!

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  • equAzioni 5 Marzo 2011 at 11:15

    ;)grazie a te per aver partecipato al contest!
    quanto all’amauti….sì, sono abbastanza cari
    facciamo che se te ne fai uno mi passi il cartamodello, che sei bravissima e te lo copierei al volo!!!
    o magari te lo compro anche, che qui mi sa che tra un pò, con la cicogna in consegna, mi rimarrà ben poco tempo libero…!!

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  • Tiz 6 Marzo 2011 at 23:32

    Qui cara Fra’ siamo già in tanti… dubito che avrò il tempo di farmelo, resterà un sogno nel cassetto… Poi il prossimo inverno Febe sarà forse troppo pesante… Non so, ma credo che ci ripenserò verso settembre… e poi vedrò…

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  • Tata 13 Marzo 2011 at 14:02

    Mi hai fatto venire in mente una cosa assurda che mi è successa.

    Avveo Febe in fascia ed ero ferma per strada.
    Arriva un’auto, rallenta, si ferma.
    Vedo la tipa al volante che mi fa dei segni sorridendo.
    Penso che mi conosca ma guardandola bene mi rendo conto che non l’ho mai vista.
    Lei continua a gesticolare giuliva.
    Mi avvicino pensando che voglia delle indicazioni.
    Appena sono più vicina cambia espressione, fa una faccia delusa e mi dice
    “Ah… ma c’è un bambino lì dentro”
    e io “Si…”
    e lei “Pensavo fosse un cane”
    e senza nemmeno salutarmi mette in moto e se ne riparte.

    Ce n’è di gente strana al mondo!!!!!!!!!

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    • Tiz 13 Marzo 2011 at 16:17

      °_° Mi immagno la scena! Be’, almeno ci ha regalato un paio di risate!

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  • L’AcquaTai » My Mei Tai 17 Agosto 2011 at 02:41

    […] scrivo la mia recensione sulla “fascia per fare la doccia in sicurezza” che ho vinto con il mio racconto nel contest di EquAzioni “Portare i bambini in […]

    Reply
  • Phoebe 22 Febbraio 2013 at 15:54

    Mi hai fatto riflettere con questo detto: i figli del calzolaio… (hanno le scarpe rotte).
    È così anche in casa mia!
    ciao

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