Epidurale. La meta e la strada.

Posted: 28 Gennaio 2011

In questi giorni riflettevo sulla richiesta dell’anestesia epidurale durante il parto. Quando ero incinta di Tabita, dieci anni fa, mi ero informata di quali ospedali la praticassero… pochi, ma ero contenta che quello che avevo scelto io, Castelfranco Veneto, la facesse, anche se non la garantiva 24 ore su 24.

Il mio pensiero principale andava ai racconti che avevo sentito dalle amiche: parti indotti, giorni con flebo di ossitocina, scollamento delle membrane, applicazioni di gel, rotture del sacco… A questo punto, pensavo (e penso tutt’ora): se il mio parto non è più naturale, ma viene manipolato, allora, almeno, che il dolore sia lenito. Perché con un parto così medicalizzato quello che si soffre non è quello che la natura ci consente di sopportare.

Ma perché sceglierla a priori? Perché non provare nemmeno a partorire senza? Tra le varie ragioni quella che mi ha colpito di più è l'”inutilità del dolore”. Davvero il dolore del parto è inutile?

Tralascio le (bellissime) spiegazioni di Odent e di altri medici che parlano di tutti quei meccanismi che gli ormoni mettono in azione durante le varie fasi di travaglio, parto, allattamento… perché non ho competenza per sostenere queste tesi. Provo a guardare la fatica del travaglio e del parto naturale da un altro punto di vista. Quello del camminatore.

Per 7 anni ho fatto parte del mondo scout. Sono stata Guida, poi Scolta. Il saluto delle scolte non è il conosciutissimo “Buona caccia”, ma “Buona Strada”. La Strada. Il cammino. Il percorso. L’importanza che rivestono nella nostra vita. Il campo da Scolta non è stanziale, è Campo Mobile per i Rover, Route per le Scolte. Per una settimana si cammina, per ore, tutti i giorni. Firenze-Siena a piedi. La Camargue in bicicletta. Le Alte Vie.


Così ora immagino… Immagino di aver voglia di andare in un rifugio in montagna, di poter andare a godere di un panorama mozzafiato. Il rifugio si può raggiungere in teleferica. Ci salgo, mi siedo, mi godo tranquilla il viaggio dall’alto e poi arrivo alla meta tranquilla, riposata, fresca, pronta ad ammirare il magnifico paesaggio che mi si presenta davanti.

Guardando bene bene, sul fianco del monte vedo delle formichine che camminano… si avvicinano a me, lentamente, lo zaino sulle spalle, la testa china, i muscoli tesi. Con andatura regolare percorrono stretti sentieri, scavalcano qualche masso, si fermano un istante solo per bere un sorso d’acqua e poi via, di nuovo.

Sono partiti ore prima di me e ci vorranno ancora ore perché mi raggiungano. Io mi godo il sole e la giornata. Poi eccoli, spuntano dal sentiero e sono lì, sudati, con le spalle doloranti, le gambe graffiate da qualche rovo, magari una benda a coprire un taglio procurato scivolando su un ostacolo lungo il sentiero. Hanno fatto fatica, hanno corso dei rischi. Ma nei loro sguardi c’è qualcosa. C’è consapevolezza. Della fatica, dello sforzo, dei propri limiti, delle proprie capacità. Il paesaggio che si stende ai nostri piedi è lo stesso, ma quello che vedono loro non è quello che vedo io.

E adesso torno dalla “mia” parte, quella di chi ha impiegato una settimana per andare da Firenze a Siena, quando bastavano poco più di due ore di comodo treno. E ricordo le colline toscane, il tramonto tra i vigneti, la stanchezza all’arrivo di ogni tappa e ancora la tenda da montare, gli spallacci dello zaino che si conficcavano nella carne, il dubbio di non farcela, la testa china a contare i passi in una cadenza ritmata, quasi un mantra… uno-due uno-due uno-due… la sensazione di non provare più fatica, di essere più leggera, di potercela fare.

E poi ritorno a quella sala travaglio, dove carponi nel letto affondavo la testa tra i cuscini mentre mio marito contava la durata della contrazione e io respiravo e contavo… uno-due uno-due uno-due… pausa… e poi si ricomincia… e di nuovo il dubbio di non farcela… e poi ancora quella sensazione di poter affrontare anche questo, come la fatica dello scalatore… fino ad arrivare alla vetta, nella piena consapevolezza di quello che mi aveva portato fin lassù.

Perché se la meta è importante, la strada per raggiungerla non lo è da meno. Peché è la strada che ci fa crescere, che ci aiuta a diventare più forti, a conoscerci nel nostro io più profondo.

E allora io penso che chiunque abbia il diritto di poter scegliere la teleferica, ma che chi sceglie il sentiero e la strada non è un pazzo, un retrogrado, un mistico… è solo una persona che sa riconoscere il valore e l’utilità della fatica e del sudore e non vuole perdersi le grandi opportunità che la strada può fare scoprire.

E quindi a tutte le future mamme non posso che augurare: Buona Strada!

64 Comments

  • Giovanna 28 Gennaio 2011 at 19:15

    Un punto di vista insolito per una bella riflessione. Condiviso su FB.
    Ciao 🙂

    Reply
    • Tiz 28 Gennaio 2011 at 21:11

      Grazie 🙂

      Reply
  • Irene 30 Gennaio 2011 at 11:47

    Bellissimo scritto! La consapevolezza prima di tutto.
    Grazie.

    Reply
  • Tata 30 Gennaio 2011 at 11:58

    Bello questo parallelo!

    Io sono contentissima di aver partorito senza epidurale.

    Però mi rendo anche conto che, oltre a tante donne che non hanno voglia di informarsi né di provare nemmeno a vivere il parto in modo diverso, ce ne sono anche molte che hanno paura, che sono legate ad un concetto di sé molto, come dire, “inibito”.

    Ecco, quando penso a come l’ho vissuto io, mi piacerebbe dare anche a loro questa bellissima opportunità ma mi rendo conto che é difficile perché si dovrebbe partire da lontano, dal rapporto con il corpo, con la “naturalità” degli eventi gravidanza e parto…

    Forse l’aver vissuto il contatto con la natura nella tua esperienza scout è stato un aiuto nel concepire noi stessi e quello che é legato al fisiologico come naturale. E di conseguenza ti ha aiutata a volerlo vivere come tale!

    Reply
    • Tiz 30 Gennaio 2011 at 15:18

      Io sono davvero dell’idea che se una donna vuole “prendere la teleferica” abbia il diritto di farlo. Anche se solo perché considera il dolore del parto inutile, o per qualunque altro motivo. Quello in cui si dà alla luce un figlio è un momento così speciale che ogni donna dovrebbe poterlo vivere come lo desidera.
      Ci sono donne che hanno paura del parto e per questo scelgono l’epidurale. Non le considero meno donne, meno forti, meno brave. Nemmeno io, per tornare all’esempio del mio articolo, farei mai free-climbing… ma nemmeno ferrate o discese in piste nere con gli scii… Sono cose che mi mettono paura. Non vorrei essere costretta a farle o essere derisa perché non le faccio. Così penso che l’epidurale dovrebbe essere garantita a chi la chiede, in qualunque ospedale e a tutte le ore.
      Però mi piace poter parlare delle mie esperienze di parto naturale senza essere demonizzata come “eco-mamma”, come una talebana, una retrograda stupida che si lascia influenzare dalla cultura del dolore invece di approfittare dei progressi della medicina. Perché chi decide per un parto naturale rifiutando ogni medicalizzazione lo fa, appunto, per poter godere della fatica della strada, per fare un percorso. E vive qualcosa di diverso da chi sceglie un parto indolore. Penso che scalare la cima di una montagna con le proprie nude mani sia qualcosa di speciale, di esaltante, di meraviglioso… non è folle chi lo fa, non posso considerarlo stupido solo perché a me mette paura…
      Insomma, la libertà di fare le proprie scelte è sacra. Sapendo che per ogni strada che si prende si rinuncia a qualcosa. Ognuno valuta i pro e i contro, in base alla propria storia e ai propri desideri.

      Reply
  • gekina73 31 Gennaio 2011 at 07:14

    @ Tiz,
    La mretafora dela strada (teleferica o ferrata) danno un giudizio di valore e partono da un pre-giudizio. Che il parto sia comunque una strada, un cammino.

    Comunque si legga la Bibbia (dolore del travaglio come dolore somatico o come tribolazione futura dei genitori) chi sposa la teoria della “strada” sta sposando un pre-concetto (ho messo la linea apposta) che va benissimo per carità.

    Il dolore del travaglio serve ad avvisare che questo è iniziato. Il resto è a discrezione.

    Se credo (e sottolineo CREDO) che il parto sia un percorso per conquistarmi la vetta (il bambino, l’empowerment ecc…) allora accetterò ikl dolore (che c’è comunque, parto naturale come parto medicalizzato).

    Se non credo al percorso, se non investo quel dolore di nessun altro scopo allora mi va benissimo dire che quel dolore è inutile e all’occorrenza chiederò l’epidurale.

    La domanda: non capisco quelle che non vogliono nememno tentare…., non ha nessun senso se non in un contesto di idea condivisa.

    Io non capisco quelle che a pripri rinunciano all’epidurale senza nemmeno tenersi aperta questa eventualità. Come non capirò mai quelle che si battono contro l’epidurale negando così questo diritto alle altre.

    “E allora io penso che chiunque abbia il diritto di poter scegliere la teleferica, ma che chi sceglie il sentiero e la strada non è un pazzo, un retrogrado, un mistico… è solo una persona che sa riconoscere il valore e l’utilità della fatica e del sudore e non vuole perdersi le grandi opportunità che la strada può fare scoprire”.

    QUindi chi sceglie la teleferica non sa riconoscere il valore della fatica e del sudore? Ma scherziamo?

    Se chi non vuole l’epidurale non è una mistica o retrograda chi la vuole non è una che schifa la fatica e il sudore. Conosco donne che hanno fatto l’epidurale e hanno una forza d’animo che tu te la sopgni. Altro che ferrate e camminate in montagna. Queste sono passate per salite ertisisme della vita (conquiste nel lavoro, morte di genitori, malattie e potrei andare avanti con l’elenco).

    PS il tuo parallelo potrebbe andare benissimo anche per la vita in sé. Chi crede in una religione vedrà una valel verde dietro qualsiasi tribolazione. Chi non crede (agnostico, ateo) vivrà in una teleferica o in un deserto… le cose non stanno assolutamente così ovviamente. C’è chi crede e può vivere in un deserto, chi non crede e vive in un paradiso di empatia, amore e gusto per le piccole e grandi cose della vita.

    Il senso del parto, della vita, di qulsiasi cosa ce la da la nostra esperienza, il nostro carattere, la nostra sensibilità.

    Io che ho vissuto un bel parto naturale non ho sentito di pèercorrere nessuna strada e non mi sono sentita soddisfatat di aver messo al mondo mio figlio.
    Mi sono semplicemente sentita felice di aver abbarcciato quel piccolo pulcino. PERchè per me il parto è e rimane un mero MEZZO e non il FINE (per un eventuale empowerment, per apprezzare ilsenso della fatica che assaporo ogni giorno nella mia vita quotidiana… e tanto mi basta).
    Ripeto: per me!

    Reply
    • Tiz 31 Gennaio 2011 at 14:57

      Benvenuta nel mio blog!
      Concordo con te quando dici che il mio parallelo ha senso solo per chi considera il parto come un cammino, un percorso… dò per scontato che non per tutti sia così.

      Scrivi che non capisci chi si batte contro l’epidurale negando così questo diritto anche alle altre… hai ragione, non è un atteggiamento corretto perché lede la libertà di scelta della donna. Così come non è un atteggiamento corretto battersi contro il parto senza epidurale (a mio avviso anche solo sbeffeggiarlo) oppure il parto in casa o in casa maternità.

      Quando io scrivo che chi sceglie di non fare l’epidurale ma di vivere la fatica del parto è una “persona che sa riconoscere il valore e l’utilità della fatica e del sudore…” non do affatto per scontato che chi chiede l’epidurale non sia in grado di sopportare le prove della vita. Nel mio articolo parlo del parto… sono sicura che ci siano donne che non vogliono partorire con dolore e scelgono l’analgesia, ma che poi, se costrette, sono benissimo in grado di affrontare altri dolori e altre prove. Quelli che citi tu sono esempi di sofferenze “accadute”, non volute… E’ come dire, per tornare al parallelo, che chi è salito in teleferica potrebbe benissimo essere in grado di affrontare il sentiero e la ferrata per la via del ritorno se la teleferica dovesse guastarsi… Chi affronta il parto senza analgesia sceglie deliberatamente di affrontare il dolore e di vivere in pieno l’esperienza del parto.

      Quanto al fatto che il mio parallelo possa andare bene per la vita in sè… come l’hai messa giù tu assolutamente no. Ho parecchi amici atei o agnostici (e pure un marito che non rientra a pieno titolo nella categoria dei credenti..) e so benissimo che la Fede non è l’unica via per essere persone complete, sane, equilibrate, giuste… e che a volte la religione possa al contrario produrre effetti nefasti nelle persone, quando male interpretata (vedasi le croci bianche piantate nel nostro territorio a difesa della nostra cristianità e contro lo straniero…).

      Infine: chi vive il parto (o la scalata) dando a questo una grande importanza non fa del parto stesso il fine ultimo… il fine è lo stesso: dare alla luce il proprio figlio. Il parto è sempre un mezzo, quello che cambia è come viene vissuto e l’importanza che a questo mezzo viene data.

      Reply
  • tatiana 1 Febbraio 2011 at 15:57

    invidio chi ha potuto vivere il parto naturale,io ho sperato fino all’ultimo giorno che si ” girasse” ,ma niente, non ho potuto vivere appieno uno dei momenti più belli della vita di una donna,ho fatto la spinale e un parto cesareo.
    A proposito quando vieni a trovarmi in negozio? Ora ci sono anche i saldi!
    Ciao Tatiana

    Reply
    • Tiz 2 Febbraio 2011 at 23:38

      Cara Tatiana… mi dispiace per la tua “disavventura”… in questi casi si può sicuramente dire che per fortuna ci sono i cesarei e gioire dei progressi della medicina che permettono ad una madre di poter vedere nascere il figlio nonostante l’intervento chirurgico.
      Quanto a passare… devo trovare il tempo per andare a Tezze da Claudia… sarà già un’impresa! Ma non escludo una passeggiata a Conegliano…

      Reply
  • sara 1 Febbraio 2011 at 20:54

    da una akela ti dico grazie.
    grazie perla bella metafora e per le parole incoraggianti.
    oracopio e incollo e porto alla mia capo clan, che partorira’ a maggio.
    epoi me lo tengo per me, chissa’ mai che in futuro, sulla mia strada, ci sia un figlio 🙂

    sara

    Reply
  • gekina73 1 Febbraio 2011 at 22:22

    Il parallelo di Tiz sono impressioni personali che hanno il retrogusto del giudizio.
    Ma ho già esposto le mie opinioni in merito.

    Vorrei ricordare a tutte che l’84% degli ospedali pubblici e convenzionati non hanno un servizio di epidurale gratuito e garantito.
    Tradotto:
    caso a) l’epidurale non si fa, nemmeno a pagamento. E’ il caso di quasi tutti i cenbtri nascita abruzzesi, di quasi tutti quelli fiornetini, di mestre… l’elenco è lunghisismo.
    caso b) c’è ma solo a pagamento (e non è detto che coprano la fase espulsiva, ma questo non è detto nemmeno dove è garantita). E’ il caso di Vicenza: 1000 euro (uno stipendio).
    caso c) c’è, gratis, ma solo a certi orari (generalemnte dalle 8 alle 20 quando la maggioranza delel donne aprtorisce di notte) spesso sabato e domenica esclusi.

    Ora il parallelo di Tiz avrebbe un certo valore (personale, romantico, per me paternalistico… scusate se sono dura) se in Italia l’epidurale fosse garantita a tutte sempre (a chi la chiede ovviamente). Così non è.
    Non solo, molti operatori sanitari – ginecologi, ostetriche, psicologi, persino qualche anestesista – parlano di utilità del dolore nel parto (la sola utilità è quella di avvisare che il travaglio è iniziato; la famosa cascata di endorfine ve la smonterà qualsiasi endocrinologo serio o semi-serio) come di mero dato biologico e scientifico. In realtà come Tiz ci spiega con la sua metafora, il valore del dolore nel parto è personale e molto spesso culturale.
    Qualcuno vorrebeb che le donne taccassero la neocorteccia e riducessero a zero le attività cerebrali… perchè il aprto è guidato dalla parte del cervello più antica. Una simile operazione è possibile solo se viene reciso il midolllo. O se le donne fanno un corso di meditazione profonda in cina per 20 anni. O se le donne vengono penste come esseri più vicini allo stato bestiale.

    Il neopallio (la parte più recente del cervello umano) fa parte di noi come il pollice opponibile o la posizione eretta. Chiedere che le donne azzerino la neocorteccia è pura fantascienza.
    Su questo, la mia modestissima opinione, è+ che sopravvivono ancora intatti vecchi stereotipi. Che voglion o la donna più vicina alla natura (un gradino della scala evolutiva sotto il maschio) mentre l’uomo più vicino al razionale.

    So già che mi sto cucendo la mostrina di femminista becera anni 70. Non sono così e non lo sono mai stata. Ma resta un fatto: molte teorie discutibili sull’utilità del dolore nel parto puzano di misoginia pura.

    Il che non vuol dire che chi vuole vivere il dolore nel aprto sia una donna che appoggia questo stato di cose. In fin dei conti non sto dicendo nulla di molto diverso da quello che sostiene Tiz. Se cioè andare in teleferica non significa non saper dare valore e importanza a sacrificio e fatica…. dire che attorno al aprto vivono intatti pregiudizi sul femminile non significa sostenere che chi vuole vivere il suo parto con dolore condivida questi stessi pregiudizi.

    Reply
    • Tiz 2 Febbraio 2011 at 22:58

      Da quando ieri ho letto questo tuo nuovo commento mi chiedo se risponderti o no… Il fatto è che, pur avendo trovato qualche punto di incontro (il mio voler vivere la fatica del parto non significa che condivido alcuni pregiudizi di una società sempre troppo maschilista – la stessa che vede nel seno della donna solo un oggetto erotico e quindi si scandalizza se una donna allatta in pubblico), resta sempre la difficoltà di dibattere gli argomenti…
      la famosa cascata di endorfine ve la smonterà qualsiasi endocrinologo serio o semi-serio… il fatto che un endocrinologo o un ginecologo o un’ostetrica considerino la produzione di endorfine durante il parto qualcosa di naturale, fisiologico, benefico per te li fa passare automaticamente tra le persone incompetenti, profittatrici, mistiche. Finché sarai tu a decidere chi è affidabile e chi no è un po’ difficile un serio confronto…
      Io credo che quella delle endorfine sia una cosa vera (forse perché l’ho vissuta?); credo che sia possibile staccare la neocorteccia (ovviamente non in senso fisico) e che non serva essere un fachiro per farlo; credo che la nostra psiche, eventuali blocchi, come noi siamo nate, come ci prospettiamo il dolore e molti altri fattori influenzino il nostro parto, così come l’ambiente in cui siamo e le persone che ci circondano. Quindi io e te partiamo da presuposti completamente diversi.
      Io penso che chi sostiene l’epidurale perché ritiene il dolore del parto inutile non credendo ad endorfine & co. abbia una sua opinione. Non la condivido e quindi cerco altri metodi più naturali per controllare il dolore del parto. Ma è pur sempre un’opinione e ha diritto di esistere e di essere espressa. Le donne che la vedranno così si faranno fare l’epidurale.
      Quelle che credono nel meccanismo biologico del parto, che vogliono vivere l’avventura del parto come un cammino, che vogliono essere pienamente consapevoli del loro corpo e dei suoi meccanismi… leggeranno Odent e faranno un corso yoga… Non continuare a snobbarle dicendo che credono in teiere intorno al mondo e in pratiche esoteriche….

      Reply
  • mamma papera 2 Febbraio 2011 at 10:43

    ecco,i qua scusa il fuori tema ^_^ ti aspetto di la e visto che sei dalle mie parti ci possiamo incontrare che ti do il premi odi persona ^_^

    ma di dove sei?? io abito a mezz’ora da castelfranco e ci lavoravo pure :O)

    questo argomento mi piace, io sono una di quelle che ha fatto l’epidurale per il parto cesareo ma due/tre ho avuto gravi effetti collaterali, adesso non ho tempo di parlarne perche il bimbo piange ma piu tardi torno e se ti fa piacere ti parlo della mia esperienza anzi facciamo cosi lo faccio solo se ti va
    ^^

    Reply
    • Tiz 2 Febbraio 2011 at 11:26

      Certo che mi va! Racconta pure la tua esperienza, anzi, la aspetto!
      Io abito a Maserada… mi farebbe piacere conoscerti…

      Reply
  • gekina73 2 Febbraio 2011 at 23:15

    Al volo purtroppo.
    Io credo che Odent scriva di pataginecologia e metafisica applicata al aprto.
    DOvete decidervi. O credete alal fisiologia, alle endorfine e quindi alal biochimica (e allora non credete ad odent), oppure siete consapevoli che l’approccio “cammino” è un (giustissimo e lecito) approccio “spirituale” e personale.

    Vedi TIZ, lo ripeto, se qualcuno per convincermi a battezzare mio figlio mi dicesse che l’educazione religiosa aiuta ad introiettare meglio certi valori di rispetto (cosa non vera) ed è scientificamente provato (come pure magari il fatto che avere fede allunga la vita o ti stressi meno o affronti meglio le avevrsità della vita) gli riderei in faccia e gli parlerei di teiere di russell.

    Se invece mi si dice di batetzzare mio figlio perchè così gli salvo l’anima e che io mi devo convertire. Rispetterei le sue vedute e molto educatamente gli direi: no, grazie.

    Il discorso è tutto qui.

    Nessuno nega la libertà di culto o di opinione. Il parto va vissuto secondo la propria natura, cultura e necessità (nel caso non andasse come si sperava meglio premunirsi…). Ma è intollerabile che un sistema sanitario OBBLIGHI a certi modelli culturali chi non la pensa così.

    Nel tuo suggestivo parallelo con le passeggiate in montagna dimentichi un piccolissimo particolare: l’84% degli ospedali non garantisce un servizio di peridurale. Quindi nemmeno tu hai scelto. Hai solo avuto la fortuna di pensarla come la maggiornaza delle regioni, dei prezzolati del ISS e del SSN, dei politici e dei primari di molti ospedali.

    Se l’epidurale ci fosse in tutti gli ospedali, mai imposta o proposta ma lì, a disposizione di chi la chiede, allora la tua bella metafora (che io non condivido per i motivi che tu sai) avrebeb un sapore diverso.

    A me lascia solo l’amaro in bocca leggere cose come queste:
    “Ma è pur sempre un’opinione e ha diritto di esistere e di essere espressa. Le donne che la vedranno così si faranno fare l’epidurale.”
    No, chi la pensa così ha l’84% di possibilità di non fare l’epidurale.

    E mi dispiace. Ma la consapevolezza del proprio corpo è un dato culturale. TU CREDI nelel endorfine. Credi, nota bene. Credi in quello che ti dice Odent.
    Quello che hai provato tu è l’attivazione della tua neocorteccia che si è suggestionata esattamente comne si suggestiona chi ha paura del dolore.
    Perchè questo avvenga bisogna appunto credere. Ma credere non vuol dire essere più consapevoli di se stessi, o vivere PIENAMENTE il aprto. Vuol dire solo vivere il aprto in modo diverso.

    Vedi Tiz, per fare un parallelo – visto che ti piacciono – è come se uno dicesse che vive appieno la vita che ha fede, mentre chi non ce l’ha non vivrà fino in fondo il bello della vita.
    E’ vero? Ne dubito!

    Scusa i miei paralleli con la religione. Non sto insinuando che tu sia una credente (non ti conosco, ma non è questo il punto), perchè il mio discorso non ha nulla a che vedere coin la “fede” religiosa. E’ una questione di laicità!

    Un servizio sanitario deve essere necessariamente alico e non proporre cammini, percorsi e modelli culturali.
    Oggi in italia si tenta – con pessimi risultati – di negare la peridurale cercando9 di promuovere percorsi di consapevolezza e protagonismo della partoriente.
    E questo non èp un discorso laico…
    SPero di essermi spiegata, sono di freta e sono molto stanca

    Reply
  • gekina 2 Febbraio 2011 at 23:24

    a scanso di equivoci… in Italia si nega l’epidurale in nome del protagonismo della gestante. Ma poi facciamo 40% di tc, epiiotomie e ossitocina come se piovesse.
    Aggiungo che in questa “macelelria” ostetrica partecipano ginecologi e anche ostetriche. E anche anestesisti.

    Forse non lo sapete, ma in questo apese che promuove la consapevolezza del corpo della donna… capita che a qualche donna si imponga il parto indotto senza peridurale per far nascere un feto morto.
    Scusate se tococ questo argomento triste. Ma è bene che siappiate che ci sono anche anestesisti che si fanbno negare (per interruzioni volontarie di gravidanza per es)…

    Ah, e il dolore nel aprto indotot per morte intrauterina… a volte viene spiegato così:
    la mamam che ha perso il figlio ha ancora vivo il ” ricordo del figlio immaginato e mai nato”. Il dolore l’aiuterà a separarsi da quell’immagine (linee guida dell’associazioen CIAO LAPO).

    Vi ricorda qualcosa? A me sì! Il dolore nel aprto aiuterebbe – secondo alcuni luminari, Odent incluso – la mamma a liberarsi dalal fantasia del figlio immaginato e accettare quello reale appena partorito.

    QUelloc he ho scritto qui sopra è evidentemente un abominio. Ma è acecttato perchè venduto come “teoria psicanalitica” accreditata…
    Così, per dare uno spunto di riflessione…

    Reply
  • Tiz 3 Febbraio 2011 at 00:06

    Gekina, scrivi: “TU CREDI nelel endorfine. Credi, nota bene. Credi in quello che ti dice Odent.
    Quello che hai provato tu è l’attivazione della tua neocorteccia che si è suggestionata esattamente comne si suggestiona chi ha paura del dolore.”
    ma io Odent l’ho letto solo dopo il mio terzo parto. Quando ho partorito, tutte e tre le volte, non sapevo nulla di endorfine, cascate ormonali o simili, se non le poche cose a cui ci avevano accennato al corso di accompagnamento al parto del consultorio. Quindi quello che ho sentito non è stata suggestione.

    Poi ti dico che io condivido il tuo senso di ingiustizia nei confronti di una pratica medica che dovrebbe garantire vera libertà di scelta a una donna e che invece è accessibile a poche… Ma non è colpa mia se questa è la situazione in Italia. O per te lo è?

    La differenza tra te e me sta nel fatto che io credo nel parto naturale, ma non offendo chi chiede l’epidurale, tu, invece credi (e ti assicuro che a leggerti si può parlare di una tua personale religiosità legata alla tua battaglia) nel parto in analgesia e demonizzi tutto ciò che non lo è.

    Possiamo combattere da donne, unite, perché tutte possano scegliere come partorire? Per avere informazioni corrette, personale preparato, medici rispettosi, strutture adeguate? O dobbiamo per forza abbattere chi la pensa in maniera diversa per poter far emergere la nostra idea?

    Reply
  • gekina73 3 Febbraio 2011 at 06:26

    Possiamo combattere da donne, unite, perché tutte possano scegliere come partorire? Per avere INFORMAZIONI CORRETTE, personale preparato, medici rispettosi, strutture adeguate? “

    Ecco vedi Tiz, io credo che ci si scanni su alcuni punti in cui non concordiamo affatto.

    La corretta informazione. Qual’è la corretta informazione? Dire a una donna con feto morto in pancia che dovrà partorire con dolore, perchè solo con i dolore elaborerà veramente il lutto?

    Dire a un corso preparto che il dolore nel parto non esiste se non come produzione culturale? Che la Natura ha messo a disposizione della donna antidolorifici naturali come le endorfine?

    Che è possibile “stacacre” la neocorteccia cerebrale?

    QUesta non è corretta informazione. Sono teiere che girano spacciate per verità scientifiche.

    Poi cosa intendiamo per MEDICI RISPETTOSI E PREPARATI?

    Rispettosi della donna, delle sue volontà, della sua sicureza e di quella di suo figlio? O medici rispettosi della fisiologia del travaglio-parto, fatalisti e pronti ad accettare che di parto si può rimanere cerebrolesi o stecchiti (mi riferisco a quella rarissima casistica di mamme e neonati sfortunati che però val la pena ricordae anche se roviniamo o terrorizziamo le future ammme…. anche questa scusate è informazione corretta).

    Io non penso che le donne debbano andare necessariamente d’accordo perchè DONNE. Non capita mai nella vita. Vedi abort, pma, matrimoni omosessuali, educazione dei bambini ecc..
    Fare appelll a una presunta comunanzan d’intenti o di valori solo in virtù del sesso è paternalismo puro.

    Credo che l’informazione corretta nasca anche dal sapersi guardare in faccia senza paura.

    Tiz i9o e te siamo donne, ma credo che in molte cose la pensiamo in modo diverso. Io non ci vedo nulla di scandaloso ma anzi, è una cosa naturale. Perchè io e te prima che donne, o mamme, o figlie, siamo e rimaniamo PERSONE.

    Reply
    • Tiz 3 Febbraio 2011 at 11:10

      Non intendevo una lotta comune in quanto donne… Ma se non hai capito allora dovresti smetterla di invocare la libertà per la donna di scegliere come partorire… Perché tu chiedi per le donne solo la libertà di partorire come vuoi tu. Io, invece, vorrei che ogni donna potesse scegliere davvero.
      Per come scrivi tu l’informazione corretta non esiste, né in questo campo né in tutti gli altri. Pensi che sarebbe così difficile ad un corso preparto avere un incontro con l’anestesista che spiega cos’è l’epidurale, perché farla, perché il dolore del parto è inutile ecc… e un altro incontro con un’ostetrica che spiega come funziona la produzione di endorfine, come si possa controllare il dolore, qual’è l’utilità del dolore durante il parto ecc… in modo che le donne possano scegliere a quale versione credere? Certo, per te no, non ha senso. Perché tu hai già scelto la prima corrente di pensiero e quindi la seconda è pura fantasia, misoginia, balle.
      E’ evidente come sia impossibile perseguire con te intenti comuni… anche se a parole a volte lo chiedi… Io sono sempre più convinta che la tua associazione dovrebbe trovare una portavoce con vedute un po’ più larghe delle tue, capace di capire che non tutte le donne che non la pensano come te non capiscono e che, magari, usi toni meno spocchiosi… la tua causa ne gioverebbe…

      Reply
  • gekina73 3 Febbraio 2011 at 14:06

    Possiamo combattere da donne, unite, perché tutte possano scegliere come partorire?
    Tiz allora mi dovresti spiegare che cosa intendi quando scrivi “combattere da donne”.

    Mi sembra del tutto ovvio che un’informazione seria, equilibrata non esiste. Siamo in Italia e se un avvenimento come quello della nascita ha una valenza culturale a maggior ragione un’informazione equilibrata sarà veramente difficile.

    Non è spocchia, è la semplice verità.

    Spesso sono le ostetriche – nei corsi preparto – a spiegare l’epidurale alle gestanti. E’ qui il problema… perchè un’ostetrica dovrebbe spiegare una tecnica che non rientra nel suo percorso di studi?

    Il problema è tutto qui… perchè allora non lasciare agli anestesisti le “lezioni” sulal fisiologia del parto?

    E perchè qualcuno dovrebbe spiegarmi la cascata di endorfine (ripeto, un endocrinologo serio non direbba le cose che scrive la Schmid) e l’utilità del dolore nel parto (opinione personale, opinione appunto… e non informazione… ma basterebbe dichiararlo) e definire poi queste cose “informazione”?

    Dov’è che inizia l’opinuione e finisce l’informazione?
    Sofismi? Spocchia mia personale? Vedila come vuoi ma queste sono domande che tutte noi dovremmo porci. Soprattutto quando si invoca la consapevolezza.

    La libertà (come la intendi tu) non esiste. Nessuno di noi lo è.
    Posso solo invocare più chiarezza. Se vogliamo una vera informazione dobbaimo pretendere che ci dicano tutto.
    Quante possibilità ha un neonato anossico di sopravvivere e di non riportare danni neurologici permanenti in un centro nascita senza guardia neonatologica?
    Quanti tagli cesarei si fanno nelle maternità con meno di 500 parti anno?
    Le cose da chiedere (e che nessuno chiede) sono molte.

    Ma di queste cose non si deve parlare (come del dolore nel aprto, spesso negato, addirittura spiegato alle gestanti come prodotto culturale!) perchè è terrorismo.

    Allora quale informazione vogliamo? QUella che pompa sulla naturalità e bellezza della nascita (verisismo)? Ricordiamoci che per quanto evento magico il aprto è un servizio ancora in mano al Servizio Sanitario Nazionale e che abbiamo ancora il diritto di partorire i nostri bambini in ospedale e possibilmente in tutta sicurezza e umanità.
    Perchè il SSN dovrebeb tacere i rischi (per non fare terrorismo….) e dare informazioni parziali e a volte definibili come opinioni?

    Vedi TIZ, se i drg del parto valgono meno di un artroscopia un motivo c’è: l’importanza che il SSN da al parto e al neonato sono apri a zero.
    Quando si parla di equiparare i drg del cesareo al parto vaginale (per contenere il numero dei primi) si sta dicendo che la nascita ha un valore pari a zero.

    perchè non equiparare il drg vaginale a quello del cesareo?
    Dopo tutto per far partorire bene, umanamente una donan ci vogliono un bel po’ di risosrse! Molto più di una banale artroscopia.

    C’è bisogno di un numero adeguato di ostetriche (la famosa one-to-one), un ginecologo, un anestesista e un neonatologo pronti all’occorenza. Sale travaglio adeguate al numero di aprtorienti, sale parto ecc…

    Invece per l’evento nascita il sistema sanitario investe niente. E niente chiedono le donne. Perchè essendo evento naturale non vale la pena perdersi dietro a brutti pensieri.
    In fin dei conti alla maggioranza dei bebè e delle mamme va sempre bene… salvo poi lamentarsi che inH si aprtorisce malisismo…

    Beh io vorrei che il tasso di mortalità e morbilità materna e neonatale continuasse a scendere e rimanere vicino allo zero. E la soddisfazione a salire. E sale solo investendo soldi, risosrse, aggiornamento…

    Con i tagli e la brutta informazione e la scarsa importanza che vine data alla nascita quei tassi sono destinati ad aumentare e i brutti aprti con loro.

    Reply
  • Irene 3 Febbraio 2011 at 14:11

    Il discorso è complesso. Ed è dificile poterlo sviscerare qui. Però molti spunti di rilfessione questa discussione li dà.
    Premesso che anche secondo me dovrebbe esserci veramente libertà di scelta per cui l’epidurale dovrebbe essere garantita. Invito, però, a riflettere anche Gekina che la stessa cosa vale per chi voglia avere un parto naturale in ospedale e si vede, invece, messa su un lettino da ginecologo con 7 studenti di medicina davanti che la “studiano”. E’ successo ad una mia amica ha partorito in un ospedale sede di una clinica universitaria. E a lei non è stato chiesto nessun permesso perchè potessero assistere al suo parto gli studenti tirocinanti. Come vedi manca il rispetto per la donna, ma direi, per la persona, in tutte le direzioni.
    Detto questo io credo le teorie di Odent siano tutt’altro che misogine. Tu dici “Qualcuno vorrebeb che le donne taccassero la neocorteccia e riducessero a zero le attività cerebrali… perchè il aprto è guidato dalla parte del cervello più antica. Una simile operazione è possibile solo se viene reciso il midolllo. O se le donne fanno un corso di meditazione profonda in cina per 20 anni. O se le donne vengono penste come esseri più vicini allo stato bestiale. (…) Chiedere che le donne azzerino la neocorteccia è pura fantascienza.
    Su questo, la mia modestissima opinione, è+ che sopravvivono ancora intatti vecchi stereotipi. Che voglion o la donna più vicina alla natura (un gradino della scala evolutiva sotto il maschio) mentre l’uomo più vicino al razionale.”
    Ecco io la vedo in modo opposto a come la vedi tu. Il fatto che la donna sia più capace dell’uomo di avvicinarsi alla natura, di ritrovare l’istinto come guida del proprio comportamento quando si tratta di curare la prole, per me è un notevole pregio. E non ci colloca un gradino sotto la scala evolutiva, semmai ci consente di ottenere dal nostro corpo funzionalità dimenticate e assai positive. Per esperienza personale (tre parti) ti dico che l’affrontare il dolore del parto e, con consapevolezza del proprio corpo, riuscire a controllarlo e ad usarlo per far nascere il proprio figlio, conferisce alla donna una notevole autostima che dura nel tempo. Saranno le endorfine o sarà la suggestione, fatto sta che la donna che si autostima uscirà intimamente fortificata dall’esperienza del parto. Per come la vedo io difficilmente la stessa intensità di sentimento potrà essere raggiunta da chi sa di aver potuto superare il dolore del parto perchè “aiutata” da altri. Insomma, secondo me, affrontare il dolore serve. Solo la donna può tanto. Ben venga se questo porta ad avvicinare la donna allo stato “bestiale”, come dici tu. Per me non è che una cosa positiva, in un mondo che vede l’estrema razionalità come un valore in sè. Per me ha importanza anche l’istinto, il rapporto con il proprio corpo cui la natura ha conferito certe caratteristiche che dovrenmmo riscoprire e non nascondere o negare.Ne trarrà giovamento la nostra parte spirituale che per una volta, non sarà messa in secondo piano dalla razionalità.

    Reply
  • Tiz 4 Febbraio 2011 at 01:27

    Ben venga se questo porta ad avvicinare la donna allo stato “bestiale”, come dici tu. Per me non è che una cosa positiva, in un mondo che vede l’estrema razionalità come un valore in sè. Per me ha importanza anche l’istinto, il rapporto con il proprio corpo cui la natura ha conferito certe caratteristiche che dovrenmmo riscoprire e non nascondere o negare
    condivido in pieno Irene quello che scrivi. In questa società “evoluta” il sentirsi vicini alla natura, il riconoscersi come mammiferi, la ricerca di una nuova via che non sfrutti il pianeta dissanguandolo, sono tutte cose viste in chiave negativa. Far parte di questi “movimenti” scatena reazioni di disprezzo… perché poi sembra che si voglia tornare indietro rifiutando il progresso della scienza, quando invece, a mio parere, certe scelte sono un andare avanti, andare oltre.
    Poi non vedo nemmeno tutta questa misoginia nella richiesta di parto naturale… tanto è vero che a richiederlo a gran voce sono proprio le donne, spesso le più informate (quelle che seguono la massa pagano il ginecologo e seguono alla lettera le sue indicazioni senza discuterle e magari poi si fanno fare un bel cesareo programmato a 37 settimane senza nemmeno sapere il perché). A medicalizzare il parto sono spesso, invece, proprio i ginecologi, quelli che paventano di più un parto fisiologico. Quindi perché dire che le donne vogliono soffrire il dolore del parto perché convinte che sia giusto da una cultura maschilista? Valeva decenni fa, ma credo che adesso si sia superato tutto questo e chi pretende un parto “indisturbato” non lo faccia perché condizionata dalla Bibbia e dall’idea maschilista che la “donna deve soffrire”. Mi sembra la discussione sulla Mooncup che è stata criticata perché “viene imposto alle donne un sacrificio per salvare il mondo” senza tenere conto, invece, che è un’idea (e una fabbrica) tutta di donne….

    Reply
  • gekina73 4 Febbraio 2011 at 06:36

    Scusate….
    “disprezzo” (da aprte di chi schifa la natura e inneggia al progresso)…
    Poi, quelle che vogliono l’epidurale sarebbero “quelle che seguono la massa pagano il ginecologo e seguono alla lettera le sue indicazioni senza discuterle e magari poi si fanno fare un bel cesareo programmato a 37 settimane senza nemmeno sapere il perché”…

    Chi èp che non giudica?

    Vedete odent e Leboyer dicono molto di più dell’impossibile operazione di distacco della neocorteccia (voi njon riducete le funzioni neocorticali, vi fate influenzare… è diverso. Fatevi mettere un eeg e verificate voi stesse… Odent e Leboyer nei loro “studi” non lo hanno mai voiluto fare, nemmeno per i neonati… troppo scientista….).

    Leboyer scrive:
    una donna che partorisce con l’epidurale HA un bambino.
    Una donan che partorisce naturalmente E’ donna e mamma…

    Questa è misoginia, è moralismo becero, è intollerabile.

    Ora sorrido. Io sarei distante dalla natura, non mi batetrei per la salvezza del pianeta, inquinerei… scusate ma lo avete deciso voi che le donne che chiedono l’epidurale sono tutte così?

    Vorrei anche domandarvi… a quale natura vi state riferendo?
    Perchè una donna in epidurale non riuscirebbe ad entrare in contatto con il suo io più profondo? Perchè si starebeb negando una “mistica” del parto? Solo perchè non soffre?

    Ma io mdolore è l’unica cosa che ci permette di avere una dimensione profonda durante il aprto e il travaglio? Cioè una non èp in grado di averla lo stesso? Di avere pensieri alti in quel momento senza per forza di cose “urlare come una leonessa”?

    Scusate io ripeto: non ho mai detto che chi non vuole l’epidurale è “una di quelle che ha la laurea ma che non vaccina i figli, che mangia solo bio e usa i pannolini lavabili, che vota Vendola e fa la laica o vota Berlusconi e va in chiesa la domenica”… ecc…

    Voi a ogni riga sparate giudizi su ste poveracce che si fanno infilare un catetere dietro la schiena e “seguono la massa”….

    Comunque la vostra idea di Natura èp presa paro paro da Odent e Leboyer che l’hanno saccheggiata da un fisico molto in voga negli anni 80 (anni in cui “la massa” ha iniziato a pensarew “ambientalista”). Tale Fritjof Capra… citatissimo da Odent e Leboyer.
    Vi consiglio di leggerlo e scoprirete che le vostre idee non hanno nulla di originale e che state seguendo, al pari di tutti noi, “la massa”….

    Reply
    • Tiz 4 Febbraio 2011 at 10:21

      Gekina, scrivi in fretta e risulta difficile leggerti, leggi in fretta e ti risulta difficile capire.
      Io non ho mai detto che chi chiede l’epidurale è distante della natura (certo che il suo non si può considerare un parto naturale) o che non sia in grado di avere uno spirito ambientalista o cose simili, così come non ho detto che chi chiede l’epidurale è chi segue la massa pagando il ginecologo.
      Ho solo fatto presente che chi vuole un parto naturale non è un’analfabeta che delega agli altri le sue scelte… questo non vuol dire che chi chiede l’epidurale lo faccia. La mia “accusa” era mossa a quelle donne che non si informano, che non chiedono, che si fidano ciecamente del medico e non provano nemmeno a capire cosa stia loro accadendo o perché devono fare quell’esame o 20 ecografie…
      Quello che ho scritto sul disprezzo non era riferito alle donne che chiedono l’epidurale, ma a quelle persone che sfottono chi chiede maggiore rispetto per l’ambiente, chi usa i lavabili, chi parla di cambiamento climatico ecc… L’epidurale non c’entrava nulla…

      Reply
  • gekina73 4 Febbraio 2011 at 07:15

    Per quanto mi riguarda il fatto che alla fabbrica di mooncup lavorino e dirigano solo donne, non vuol dire assolutamente nulla.
    Torniamo all’adagio che le donne, in quanto donne, agiscano sempre per il bene del proprio genere (o che in virtù del loro essere donne dovrebbero unirsi e pensarla alla stessa maniera su molti temi femminili).
    Il fatto che Eugenia Roccella sia donna dovrebbe garantirmi un certo grado “di verità” su alcune sue discutibili posizioni? Tipo PMA o RU486?
    Il fatto che la mooncup sia fatta solo di donne dovrebbe garantirmo l’originalità e il potere liberatorio di una coppetta in silicone?

    Reply
    • Tiz 4 Febbraio 2011 at 10:30

      L’accusa mossa alla Mooncup era dovuta al fatto che a promuoverla erano stati Grillo e un Assssore uomo… quindi per forza era un’idea maschilista. Ma il fatto che sia stata inventata da donne e che in Mooncup tutte, dalle linee di produzione alla dirigenza siano donne a me fa pensare… tutte così masochiste queste inglesi? Anche tutte quelle che la usano e si trovano bene? Se hai guardato il questionario che ho pubblicato il fattore ambientale non è stato determinante nel gradimento della coppetta.
      Eugenia Roccella… perché, è una donna? Ci sono donne che esulano dall’universo femminile, sono quelle che negano la loro femminilità, quelle che fanno di tutto per essere il più possibile uguali agli uomini per poter fare carriera…

      Reply
  • gekina73 4 Febbraio 2011 at 10:52

    Quelle che credono nel meccanismo BIOLOGICO del parto, che vogliono vivere l’avventura del parto come un cammino, che vogliono essere PIENAMENTE CONSAPEVOLI del loro corpo e dei suoi MECCANISMI… leggeranno Odent e faranno un corso yoga… Non continuare a snobbarle dicendo che credono in teiere intorno al mondo e in pratiche esoteriche….
    fammi capire… cosa intendi x meccanismo biologico? Un endocrinologo che ti spiega la funzione delle endorfine cosa ti sta spiegando? Meglio le letture metafisiche di Odent?

    Cioè la consapevolezza del proprio corpo passa solo per Odent e lo yoga? Se non leggo Odent e non faccio yoga non vivo il mio corpo?

    Roccella è una donna. E la carriera non è prerogativa maschile.
    La femminilità (e mascolinità) è un’invenzione! Chi ha detto che aggressività, carrierismo, potere ecc… sono doti maschili?

    La Roccella non è meno donna di te o di me. Ha un seno e un utero.

    Quanto pesa il dato antropologico sull’identità sessuale? Quanto c’è di “naturale” nell'”essere donne”? O uomini?

    Sulla mooncup, sono indifferente alla cosa. Purchè non diventi un’altra bandiera ecofemminile e non si demonizizno quelle che utilizzano il pannolino classico. O anche la mooncup ha il potere di mettermi in contatto con il mio io + femminile?

    Tra l’altro la mooncup (come gli assorbenti interni) sono sconsigliati a chi soffre di infezioni genitali.

    Consiglio la lettura di Capra per scoprire quanto poco originale e nuovo sia il movimento ecologista applicato alla maternità e all’identità femminile.

    Reply
  • Vanna 4 Febbraio 2011 at 11:31

    Ciao Tiz,
    grazie per l’articolo, mi è piaciuto molto e trovo che il paragone calzi a pennello. Per restare in tema, ho una cara amica che odia la montagna. Un giorno è venuta a trovarmi durante le mie vacanze e le ho proposto una passeggiata in salita verso un rifugio. Ha accettato volentieri vedendo il mio entusiasmo, ma all’arrivo era stanca, arrabbiata e non è riuscita a godersi il paesaggio. Mi ha detto che ero pazza ad affrontare un simile percorso sapendo che la mèta era raggiungibile anche con l’auto. Io le ho spiegato che la fatica e il dolore non li avevo neanche sentiti, li avevo semplicemente vissuti come parte dell’insieme.
    Questo per spiegare come due persone possano andare d’accordo anche vedendo le cose in maniera così diversa. L’importante è avere rispetto per gli altri.
    Personalmente mi auguro che l’epidurale venga resa disponibile in tutte le sale parto italiane, in modo che anche questa libertà di scelta della donna venga assicurata.
    Allo stesso modo mi auguro, prevalentemente per questioni di sicurezza di mamma e bambino, che dalle sale parto italiane spariscano tutte quelle pratiche inutili/dannose che non fanno altro che acuire il dolore e la paura, e che a volte causano danni anche gravi (‘primum non nocere’ … sembra una barzelletta a volte nelle sale parto in Italia).
    Non vedo come chi non chiede l’epidurale possa danneggiare chi invece la chiede; e mi pare chiaro che non si possono costringere tutte le persone a vedere le cose allo stesso modo, o pretendere che tutte le donne si battano per l’epidurale quando non tutte la vogliono. O pretendere che tutte le donne la chiedano solo come ‘opzione’ perché non si sa mai durante il parto che possa servire.
    Le persone ‘contro’ l’epidurale sono in realtà certi operatori sanitari (ostetriche, ginecologi) più che le donne che non ne hanno bisogno.
    Se poi guardiamo al Veneto, ad esempio, esiste già una legge che dovrebbe assicurare l’epidurale gratuita a tutte e sempre, ma tale legge non viene messa in pratica! E allora chi è che rema contro l’epidurale? Le donne che non la chiedono ???!!! Non sta certo a loro mettere in pratica una legge!!
    La mia impressione è che sia più facile prendersela con chi non c’entra piuttosto che rivolgere la propria rabbia a chi veramente impedisce la fruizione di un diritto.
    Infine, mi trovo pienamente d’accordo con quanto scrive Irene. Riprendere possesso del proprio corpo, saperlo capire e controllare è chiaramente segno di evoluzione.
    Un saluto a tutte
    Vanna

    Reply
    • Tiz 4 Febbraio 2011 at 23:17

      Grazie Vanna, penso che il succo di tutto stia in questo:

      L’importante è avere rispetto per gli altri.

      Ciao!

      Reply
  • gekina73 5 Febbraio 2011 at 07:50

    L’importante è avere rispetto per gli altri.
    Immagino che valga per tutti tranne che per:
    a)Eugenia Roccella (che non è una donna o lo è solo a metà).

    b) Le donne che chiedono un tc. Che lo chiedono sempre per motivi “estetici” mai che so, perchè hanno avuto un brutto parto con figlio finito tetraplegico (è+ il caso di uan mia conoscente)…

    c) Le donne che chiedono l’epidurale. Che non sanno gustarsi la fatica, la fiducia in se stesse ecc…

    d) Le donne che non leggono Odent e non fanno yoga. Che non riescono ad avere consaopevolezza del proprio corpo e a raggiungere una dimensione spirituale.

    Guardate io credo che il rispetto delle idee sia importante. Bisogna capire quando si tratat di idee o di pregiudizi.

    Io per esempio non mi vergogno di dire che non ho il minimo rispetto per:
    a) Nazisti
    b) Razzisti
    c) Berlusconi in versione pedofila

    Il rispetto è importnte. Se lo si estende a tutti diventa PIACONERIA. Ma tanto il rispetto non si estende mai a tutti, per fortuna.

    Reply
    • Tiz 5 Febbraio 2011 at 23:41

      Non mi piace molto che tu mi accusi di pensieri che non ho: hai mai letto qualche mia “accusa” nei confronti di chi sceglie un cesareo? Mi hai mai sentito snobbare le donne che lo fanno? Parlare con poco rispetto di chi sceglie l’epidurale?
      Il discorso di Vanna era molto bello: possiamo pensare le cose in maniera diversa, vivere esperienze diverse, eppure rispettarci e rispettare proprio questa nostra diversità.
      Io chiedo un parto naturale e mi voglio godere le endorfine (che siano spiegate scientificamente o semplici effeti placebo), ma rispetto l’amica che ha fatto l’epidurale. Lei ha voluto l’epidurale senza se né ma, eppure rispetta la mia scelta di partorire in casa. Per questo, pur essendo persone estremamente diverse siamo sempre molto amiche.
      Di questo stavamo parlando ed è in questo contesto che la frase di Vanna mi è piaciuta.

      Reply
  • Vanna 7 Febbraio 2011 at 09:54

    Gekina, prima di scrivere che tu porti rispetto per gli altri dovresti leggerti bene. E leggere ‘da esterna’ il tuo blog, farti un po ‘ di sana critica.
    Mi pare che la parola rispetto sia esclusa dal tuo vocabolario.

    Buona giornata
    Vanna

    Reply
  • Lully 17 Febbraio 2011 at 16:44

    Ho partorito 6 mesi fa dopo aver trascorso i 9 mesi della gravidanza sognando un parto totalmente naturale, stavo anche valutando l’ipotesi di farlo in casa, anche se alla fine ho cambiato idea, dopo un sogno premonitore… Per cercare di avvicinare l’esperienza a quella di una casa maternità, avevo scelto un ospedale che accettava di buon grado il mio personale piano del parto, redatto escludendo ogni tipo di intervento medico non necessario, dove chiedevo anche il taglio del cordone dopo l’espulsione naturale della placenta e la non separazione dal bambino. Bè, arrivata in ospedale con il sacco rotto, nell’ecografia fatta in accettazione risultò che il bimbo si presentava cefalico-posteriore…quindi con la testa che guardava verso di me anzichè verso la mia schiena… Bè, dolori atroci, contrazioni intense e fitte continue alla schiena, insopportabili. Ho provato a stare in vasca per lenire i dolori 4 ore, ma erano sempre più forti e la dilatazione non procedeva. Lo staff ostetrico dopo 8 ore mi consigliò di accettare l’ossitocina, ma io volevo lottare e rifiutai tutte le volte che me la proposero. Dopo 16 ore, di cui 4 ferma a 8 cm, volevo morire. Ero talmente stremata che le contrazioni si fermarono e il travaglio si interruppe, perchè il mio corpo non ce la faceva più. Il medico a quel punto prese posizione: ossitocina, oppure qui va a finire male. Resami conto che davvero era necessario, allora chiesi l’epidurale, io che ero contraria! Me l’hanno fatta, per 2 ore ho potuto prendere fiato. Appena raggiunti i 10 cm me l’hanno tolta e ho fatto tutto il periodo espulsivo “da sola”. Alla fine è nato un bambinone di oltre 4 chili lungo 54 cm, da me che sono sempre stata un fuscello di donna. Devo dire che l’esperienza del parto mi ha traumatizzato abbastanza, proprio perchè il dolore era veramente troppo per me e troppo duraturo (21 ore). Col senno di poi posso dire che sarebbe stato più saggio da parte mia accettare l’ossitocina molto prima con epidurale. Avrei sofferto meno ore anzichè 21 e mi sarei ripresa dal parto prima.
    Questa testimonianza è per dire che non si possono mai giudicare le situazioni senza averle vissute, solo per questioni ideologiche. Io stessa avevo un sacco di convinzioni al riguardo e alla fine ho dovuto riconoscere che l’epidurale è davvero utile.

    Reply
    • Tiz 17 Febbraio 2011 at 21:14

      Ciao Luisa,
      grazie per la tua testimonianza. Spero che tu abbia capito (e penso di sì) il senso del mio post. Non era rivolto né a chi sceglie l’epidurale “perché sì”, né a chi lo fa per paura del dolore, né a chi la sceglie, come nel tuo caso, perché con l’ossitocina il parto ormai non è più completamente naturale (avrei fatto la stessa scelta se avessi dovuto subire induzioni o manovre di vario genere).
      Io non sono contraria all’epidurale per principio o per ideologia. Per me è un progresso della medicina e come tale dovrebbe essere a disposizione di tutti. Poi ognuno sceglie se avvalersene o meno.
      Il mio articolo è nato dopo aver letto varie volte che il dolore del parto è inutile e aver percepito (non solo nel blog di Gekina…) un atteggiamento di superiorità da parte di quelle donne che chiedono per sè un parto indolore e che bollano come retrograde, misogine, culturalmente arretrate tutte quelle donne che, come me e come te, Luisa, chiedono un parto non medicalizzato.
      Io sono stata fortunata e i miei parti sono andati tutti e tre benissimo. A te, purtroppo, non è successo lo stesso. Non credo che tu abbia fatto scelte sbagliate, non credo che tu debba sentirti in colpa per aver chiesto di essere rispettata nei tuoi tempi e nemmeno nell’aver chiesto poi un aiuto medico. Penso semplicemente che tu abbia fatto le tue scelte consapevolmente e in libertà, questo conta. In fondo non si può certo dire che tu non ci abbia provato! Sei partita con una convinzione e poi hai cambiato idea in corsa… solo gli stupidi non cambiano mai idea, no?
      Ti auguro di avere (tra qualche tempo, visto che il tuo bimbo è ancora piccolino) un parto naturale come l’hai desiderato e non ci vedo nulla di male se, vista l’esperienza, deciderai di tenerti come opzione l’epidurale!

      Reply
  • gekina 17 Febbraio 2011 at 22:00

    solo gli stupidi non cambiano mai idea
    Temo che avere un’opinione sul parto, o un’idea su come dovrebbe andare è da stupidi. E non sto dicendo che Luisa è stata stupida.

    Però vedete, quando parliamo di interventi inutili che cosa intendiamo?
    L’ossitocina non è di per se inutile. Nel caso di Luisa era utile (se accompagnata da peridurale, perchè aumenta i dolori del aprto) ma Luisa non l’ha voluta perchè era partita con un’idea precisa di cosa fosse necessario o no, utile o meno.

    Sul gruppo epidurale di facebook una giovane mamam ha lasciato la sua testimonianza disastrosa di peridurale. OSSITOCINA, KRISTELLER, VENTOSA.
    All’inizio pareva fosse tutta colpa dell’epidurale poi si è capito che la dinamica del parto è stata particolarmente lunga e travagliata e probabilmente, con o senza epidurale, kristeller e ventosa erano doverose.

    Noi ci dimentichiamo che in natura parti come quelli di Luisa o di questa mamma che ho appena citato, finivano spesso con gravi danni neurologici per il bambino (il parto è un momento che può risultare pericoloso per il pupo) se non con la morte. E che l’incontinenza femminile era piuttosto comune e dovuta proprio a parti lunghi ed estenuanti (nel terzo mondo è una vera emergenza sanitaria e anche sociale!). Per non parlare dei tassi di morbilità e mortalità ben più alti di quelli di adesso (che oggi sono praticamente pari a 0).

    Io non capisco perchè una debba tentare. Tentare in questi casi significa rischiare la propria pelle e soprattutto quella del bambino. E per cosa? Per realizzare un sogno? quello di un parto così come ce lo siamo immaginate leggendo Leboyer e convinte di “informarci”?

    Non sto dicendo che domani dobbiamo tutte partorire in un terzo livello con il catetere della peridurale e un chirurgo pronto ad affettarci come meloni. Ma insomma, siamo nel 2011, se qualcosa va storto (e non è un ipotesi così remota) facciamo in modo di passare indenni (noii e il nostro pargolo) quel momento. E se la sofefrenza e la stanchezza sono insostenibili… ma che male mai ci sarà a farsele lenire? Non si stratat di prendere una funivia o di passeggiare e guardare le grandezze del creato. Sono metafore che in questo caso confondono le idee e alimentano sensi di colpa assurdi!

    E cerchiamo di riacquistare un po’ di fiducia in sti benedetti ginecologi e ostetriche ospedalieri. Che il più delle volte non stanno là smaniosi di sbucherellarci per il solo gusto di umiliarci! Sono là perchè il parto finisca nel migliore modo possibile.

    Quanto ad augurare a Luisa un parto naturale come lei lo ha sognato… io non credo che Luisa sia rimasta incinta per vivere un parto naturale. Luisa è rimasta incinta perchè voleva un bambino.

    Così a Luisa io auguro, se lo vorrà, di avere un secondo bambino bello come il primo. E che il parto avvenga il più velocemente e tranquillamente possibile. Se poi ci sarà bisogno di peridurale o tc poco importa. Purchè resti serena.

    E se permettete vorrei concludere ricordando che il parto è un mezzo e non il fine. Un banalissimo e fisiologicissimo mezzo (che a volte si inceppa) per mettere al mondo un bambino.

    Reply
    • Tiz 17 Febbraio 2011 at 22:15

      Continui a citare questa cosa… il parto è un mezzo e non il fine Pensi valga solo per chi sceglie l’epidurale? Il fatto è che c’è mezzo e mezzo. A te può non importare nulla di come si svolge il travaglio, di quello che senti in quei momenti, basta che passi, possibilmente in fretta e senza dolore. Per altre persone, invece, quello è un momento che non vogliono perdere, che vogliono vivere in tutte le sue sfaccettature, dolore compreso. E se la sofefrenza e la stanchezza sono insostenibili… ma che male mai ci sarà a farsele lenire? infatti, concordo con te. Ma se invece sono sostenibili, che male c’è a non farsele lenire?

      Io non capisco perchè una debba tentare. Tentare in questi casi significa rischiare la propria pelle e soprattutto quella del bambino. Stai forse dicendo che l’epidurale è un salvavita? Non è che se una donna sceglie di provare a partorire senza anestesia è un’incoscente che mette a repentaglio la vita sua e del nascituro…

      Reply
  • gekina 18 Febbraio 2011 at 00:26

    Tiz,
    ti pregherei di fare un piccolo sforzo. Non mi stavo riferendo all’epidurale ma al caso di Lully (o Luisa).
    L’epidurale è consigliata in alcuni casi incluso quello di un travaglio bloccato. A volte basta la sola peridurale a sbloccare, altre c’è bisogno di ossitocina. E se si passa all’ossitocina è buona pratica accompagnarla alla peridurale perchè i dolori della partoirente schizzano a 1000.

    Mi rendo conto che il mio nick ormai viene accoppiato a quello della peri… ma non è così.

    Quando dico che “il aprto è un mezzo e non un fine” sto semplicemente dicendo la verità. Il che non vuol dire negare tutto il bagaglio di sensazioni, aspettative ecc…

    Io stessa, per quanto ti piaccia dipingermi come una sorta di mostro algido incapace di passeggiare per i monti ma prendere il razzo (non la funivia) per raggiungere la vetta, ho vissuto la magia del mio parto e della nascita di mio figlio.

    A te da afstidio pensare che chi parla di dolore inutile dia implicitamente (ma non è così, è una apranoia tua) delle troglodite a chi ha deciso di vivere il parto integralemnte.
    A me irrita molto la tua lettura dei miei interventi.

    Lully con il suo piano del parto e il suo ostinato no all’ossitocina era convinta di mettere in pratica una buona informazione. Ebbene, quella era una cattiva informazione. Nessuno può sapere come andrà il parto, in che posizione si metterà il pupo, se il funicolo sarà troppo corto, se ci sarà sofferenza fetale, se il travaglio durerà due ore (è il mio caso, fortunato…) o 21 ore.

    Allora se una comprende che le variabili in gioco sono mille, se non parte prevenuta nei confronti di medici e ostetriche ospedalieri, probabilmente nel caso ci fosse bisogno di intervenire con metodi non naturali… sarà serena e accetterà la cosa. Senza sentirsi una fallita, senza sentire che il “suo sogno” è finito in mille frantumi.
    Se cioè ci si ricorda che il parto è un mezzo e non un fine, nel caso di parti come Lully non si ingaggia un braccio di ferro con il personale ospedaliero (fonte di tensione e disagio per tutti immagino) ma si accetterà tranquillamente le indicazioni mediche.

    Ripeto, la storia della medicina è piena di travagli di donne durati giorni e finiti in mille modi diversi.
    Nel 500 emblematico il parto gemellare di un’inglese. Dopo tre giorni di atroci dolori la levatrice le somministrò una droga che la liberò dai dolori del parto e le permise di mettere al mondo i due bambini. Finirono tutte due bruciate sul rogo.

    Altro caso. Un castratore di porci dopo 6 giorni di travaglio della moglie corse dal borgomastro per chiedere se poteva intervenire con un cesareo (a quei tempi le possibilità di sopravvivere erano pressochè nulle). Con il consenso del borgomastro l’uomo incise il ventre della moglie. Le cronache ci dicono che donna e bambino restarono in vita (anche se c’è chi ne dubita).

    QUesto solo per dire che la nascita di un figlio è certamente cosa meravigliosa, ma che a volte le cose non vanno come da manuale. E che se una si prepara a tutto non ci sarà delusione, né rabbia, né sensi di colpa.

    E ancora una volta, non capisco perchè augurare a Lully un parto naturale…. O forse la nascita di un fratellino per il figlio di lully è evento secondario rispetto al tanto sognato parto “naturale”?

    Reply
    • Tiz 18 Febbraio 2011 at 00:59

      A te da afstidio pensare che chi parla di dolore inutile dia implicitamente (ma non è così, è una apranoia tua) delle troglodite a chi ha deciso di vivere il parto integralemnte.
      A me irrita molto la tua lettura dei miei interventi.

      Guarda Gekina, non è una mia lettura… basta leggere un paio di articoli del tuo blog per capire che tu non dai implicitamente della troglodita a chi sceglie il parto naturale… lo fai prorio esplicitamente.
      E ancora una volta, non capisco perchè augurare a Lully un parto naturale…. O forse la nascita di un fratellino per il figlio di lully è evento secondario rispetto al tanto sognato parto “naturale”? Non si può augurare ad una donna di avere entrambi? Io sono fermamente convinta che un parto naturale, in cui la donna sia rispettata nei suoi tempi e nella sua fisiologia sia migliore di un parto medicalizzato (sia pure “solo” con l’epidurale). Quindi lo auguro a tutte le donne. Se poi una sceglie diversamente sono affari suoi. Ma se Luisa lo desiderava così tanto da aspettare tutte quelle ore prima di cedere ad un intervento medico, le auguro davvero di cuore di poterlo avere con il suo prossimo figlio.
      Quella che per me il parto è un fine, poi, è una tua visione… te lo ripeto: per me il parto è un mezzo, il fine è la nascita. E ognuna dovrebbe poter scegliere come vivere il suo mezzo…

      Reply
  • Lully 18 Febbraio 2011 at 19:17

    Rispondo dicendo che sento di avere sbagliato creandomi delle aspettative troppo precise su come volevo il mio parto, escludendo qualsiasi possibilità che potesse andare diversamente. Volevo partorire in acqua, e come tutte sappiamo, per poterlo fare tutto deve avvenire in maniera fisiologica. Per questo ho resistito fino all’ultimo, ma anche perchè ho sentito parlare troppo spesso di “manovre” mediche troppo invasive e poco rispettose dei desideri della partoriente: rottura artificiale delle acque anche quando il travaglio si svolge normalmente, posizioni espulsive comode solo per i ginecologi, ossitocina usata senza considerare la tolleranza al dolore della donna, taglio del cordone troppo affrettato, ecc.. Ma c’è da dire una cosa fondamentale: mio figlio non ha mai sofferto durante il travaglio e il parto. Sono stata sotto monitoraggio e il suo battito è stato sempre perfetto, nonostante il trascorrere delle ore. SOLO PER QUESTO MOTIVO non ho accettato subito l’ossitocina e lo staff ha assecondato le mie richieste. Non avrei mai insistito se solo fosse intervenuta una complicazione, E un’altra cosa: lo staff insisteva con l’ossitocina ma non voleva farmi l’epidurale nonostante continuassi a dire che non ce la facevo proprio più e che la volevo (a quel punto erano loro a essersi “fissati” sul mio piano del parto, dimenticando che prima del pezzo di carta c’ero io in carne e ossa e che potevo cambiare idea), segno che non comprendevano affatto il mio stato di disperazione totale. Sono stata io a esigerla, tanto da riuscire, non so come, a fermare il travaglio!. E quando abbiamo tutti concordato per fare l’ossitocina, il bimbo non era cmq sofferente, lo ero solo io da troppo tempo. Le parole del ginecologo sono state infatti “Eh sì, Luisa non ce la fa più”.

    Devo anche dire che io non immaginavo affatto dolori simili, e non conoscevo bene la mia capacità di sopportazione, per questo ho provato a resistere il più possibile. Per il prossimo bimbo io spero solo che tutto vada per il meglio, mi piacerebbe avvenisse in modo naturale e sopportabile per me, con la differenza che dopo la mia prima esperienza sarò sicuramente più consapevole della mia capacità di sopportazione.

    Un’ultima cosa: per me parto e nascita erano un’unica cosa (un buon parto per una buona nascita insomma), che mi sarebbe piaciuto avvenissero in un certo modo. Il fatto che le cose poi siano andate diversamente mi ha sconfortato per un certo periodo di tempo, da cui poi ho tratto molto insegnamento. E non ha a che vedere con ciò che praticamente è avvenuto in ospedale, ma con una mia modalità di creare aspettative in vari settori della vita.

    Reply
  • cristina 19 Febbraio 2011 at 00:31

    ciao a tutte io sono convintissima che non bisogna giudicare che sciegle come partorire perche tanto scelta o non scelta non sempre va come vorresti o perche in quei momenti pensi a una scelta e ne fai un,altra
    vi racconto le mie esperieze
    4 anni fa è nato dejan , durante la gravidanza ( andata bene lavorato fino al ricovero) ho sempre sognato un parto naturale al 5 mese mi dicono che il bimbo è grande , al settimo idem ,allora dicono che molto probabilmente ( io sono piccola ) nascerà prima del previsto , arrivata la data di scadenza dopo varie visite ed eco. collo troppo stretto decidono per un cesareo ( ho pianto perche non lo volevo fare , non era quello che volevo ) il giorno ddel ricovero il primario dopo eco e visite varie (fastidiosissime) decide che dobbiamo apettare un’eventuale travaglio e tentare un parto naturale ,ero felicissima ,ma col passare dei giorni (7passati all’ospedale ) non succedeva niente ,tutte partorivano io no !! allora varie dosi di gel e dopo 8 ore di ossitocina dejan è nato con la mossa di klisten e ventosa . ditemi se per voi questo è un parto naturale , dopo due anni è nato william speravo tanto nel parto naturale e fortunatamente rotte le acqhe a casa dopo 2 ore ho propio vissuto la magnifica esperienza di partorire il tuo bimbo
    questo per dire che puoi scegliere ( è giusto che ci sia la possibilità ) ma non sempre si può esaudire

    Reply
  • Vanna 20 Febbraio 2011 at 22:33

    Ciao a tutte,
    vorrei dire due cose a Lully. Prima di tutto, sei stata brava a far valere un tuo diritto in sala parto: il diritto dell’individuo di rifiutare un intervento medico – che come hai spiegato non era al momento necessario visto che non c’era sofferenza fetale.
    Con il senno di poi è facile giudicarsi dicendosi magari che si poteva agire diversamente, ma se ci tenevi ad un parto il più possibile naturale, allora credo fosse giusto almeno tentare.
    Altra cosa che hai preteso (giustamente!) è stato il ricorso all’epidurale, brava – assicuro che il dolore da ossitocina sintetica non ha paragoni con quello ‘naturale’!!
    Mi viene anche da pensare, comunque, che tu sia capitata in un buon ospedale, o quantomeno gli operatori erano bravi visto che ti hanno ascoltata e assecondata, anche questa cosa è abbastanza rara in alcuni ospedali italiani.
    Mi auguro che piano piano i medici e le ostetriche ospedaliere inizieranno a rendersi conto che in sala parto entrano sempre più donne informate e preparate, persone insomma CON CUI e non SU CUI prendere decisioni.
    Un saluto a tutte
    Vanna

    Reply
  • Lully 21 Febbraio 2011 at 10:24

    Ciao, volevo ringraziare Vanna per le sue parole, mi sono davvero di sostegno.
    L’ospedale che ho scelto è noto proprio per la sua disponibilità ad accogliere le richieste delle partorienti, fanno il parto in acqua, l’epidurale è disponibile 24h su 24 e addirittura il Lotus Birth, pratica che di solito avviene solo nelle case maternità. Anche per quanto riguarda l’accoglienza del bambino sono davvero ‘avanti’. E’ un ospedale Amico del Bambino che promuove l’allattamento al seno esclusivo e a richiesta.

    Reply
    • Tiz 21 Febbraio 2011 at 11:39

      Vogliamo il nome!!! Non è facile trovare ospedali così, con personale che rispetta sia la donna che il bambino… spesso nemmeno l’etichetta di ospedale Amico del Bambino è una garanzia…

      Reply
  • lully 21 Febbraio 2011 at 12:52

    …l’ospedale di Erba!
    Qualche mese prima del parto ho fatto un colloquio con la capo-ostetrica, con cui ho concordato il piano del parto e con la quale mi sono scambiata diverse mail per chiarire alcuni miei dubbi. Lei è stata carinissima perchè ha diffuso il mio piano a tutto lo staff in modo che al mio arrivo non avrei dovuto spiegare tutto all’ostetrica di turno (anche perchè io ne ho viste più di tre con tutte le ore che ho fatto di travaglio…!). Per protocollo loro lasciano la partoriente con il bambino appena nato per il contatto pelle a pelle un’ora in sala parto, la visita e il bagnetto del bambino avvengono solo dopo. Nel mio caso ho chiesto di fare tutto dopo circa due ore. Rooming-in 24h su 24 e assistenza sull’allattamento anche dopo le dimissioni 24h su 24 per telefono. L’episiotomia non viene praticata se non indispensabile. Travaglio in acqua, parto in acqua anche se tampone positivo… No clistere nè rasature del pube. Al bambino non viene somministrato nessun alimento diverso dal latte materno. Bassa percentuale di tc.

    Reply
  • Vanna 21 Febbraio 2011 at 15:16

    Lulli grazie delle informazioni! Certo che a leggere quanto scrivi e facendo un paragone con la mia prima esperienza di parto all’ospedale di TV (episiotomia obbligatoria, niente piano del parto, posizione da parto possibile: solo la litotomica …. etc. etc. – però dai almeno il rooming in, quello si!) capisco che l’Italia è un Paese incredibile!!! Non mi spiego se queste diversità derivino dal fatto che la Sanità è in mano alle Regioni, ma in effetti non dovrebbe essere visto che le linee guida sono Nazionali. E allora da cosa dipende?????
    Tiz, che siano i leghisti che ci rovinano?
    : D

    bacioni,
    Vanna

    Reply
  • barbara 20 Marzo 2011 at 17:21

    Qualcuno mi spiega cosa intende con esattezza con parto naturale? Per motivi di lavoro (sono storica) sto preparando un intervento a un convegno sul parto. Ma non voglio annoiarvi oltre sul mio lavoro. Sono reduce da intense letture sul cosiddetto parto naturale e, a me, non quadrano i conti. A quale natura si fa riferimento? Partorire nel medioevo, per esempio, era già meno naturale che farlo nell’antica Roma. E probabilmente un’antica romana era più lontana dalla natura di una donna sapiens sapiens. A quale natura fate riferimento? A leggere i libri sul parto naturale sembra ci si riferisca a una natura ricostruita ex post.. una natura immaginaria.
    Vi prego di non prendere i miei interrogativi come polemici. Non lo sono. Se avete desiderio di rispondere di date un grande aiuto. Grazie.

    Reply
    • Tiz 20 Marzo 2011 at 21:11

      Buongiorno Barbara,
      Rispondo volentieri alle tue domande con il mio punto di vista: quello di una donna che ha avuto tre figli, senza voler vantare alcuna competenza medica o scientifica.
      Quando io parlo di “parto naturale” intendo un parto che rispetta la fisiologia e i tempi della donna, riducendo al minimo le interferenze esterne.
      Penso che nella storia dell’uomo questo momento sia stato in più modi “manipolato”… si tratta di un momento delicato e, allo stesso tempo “potente” della natura umana, quindi è facile caricarlo di significati che saranno sicuramente cambiati nel corso dei millenni. Ma questa è materia tua e sarebbe bello poterne parlare in maniera più approfondita.
      Io non ho competenze storiche, quindi mi attengo ai racconti di parti letti o ascoltati da amiche o da nonne, quindi al massimo risalenti agli anni ’40. Quando dicevo che avrei partorito in casa ho notato che la maggioranza delle donne che criticava questa mia scelta era quella dalla generazione di mia mamma in giù (donne che avevano partorito dagli anni ’70). Le donne più anziane, quelle che avevano partorito in casa tutti i loro figli, al contrario, consideravano in maniera positiva il parto a domicilio.
      L’idea che mi sono fatta io è che negli anni ’70 partorire in casa o farlo in ospedale non creava grandi differenze: c’era la certezza di avere a disposizione tutto il necessario in caso di complicazioni, ma la donna veniva lasciata “in pace” anche in ospedale; probabilmente anche grazie al fatto che non esistevano le ecografie una donna poteva partorire ben oltre la data presunta del parto, per esempio.
      Negli ultimi decenni (ho amiche con figli adulti… una di loro sta per diventare nonna!) le cose sono cambiate con un interventismo sempre più accentuato. A Treviso la maggior parte dei ginecologi prescrive i monitoraggi a partire dalle 37 settimane, quindi prima del periodo da “protocollo” (e quindi a pagamento, tra l’altro). A quel punto, psicologicamente, si avvia una sorta di conto alla rovescia, come se il parto fosse imminente, mentre potrebbero benissimo passare altre 5 settimane. Che, ovviamente, non passano. Perché molto prima della 40^ settimana un tracciato risulterà “anomalo” e alla donna verrà proposta l’induzione. Ne sento a decine di queste storie, tutte uguali. Tanto che ormai è idea diffusa che la data presunta del parto sia la “data di scadenza”, cioè la data entro cui il bambino deve nascere, invece che la data mediana delle 4 settimane all’interno delle quali il termine di gravidanza si considera fisiologico.
      Capisco la tua “critica” nei confronti di parti in acqua, di meditazioni yoga ecc che non hanno riscontro nella storia (sul parto in acqua, però c’è una teoria quantomeno curiosa in un libro di Jacopo Fò sull’evoluzione dell’uomo). Io non considero un parto più naturale di un altro a seconda che avvenga in acqua o in casa o in altri luoghi. Penso che non si possa considerare “naturale” un intervento farmacologico (peridurale, ossitocina, gel…) o meccanico (episiotomia, rottura delle acque, scollatura delle membrane…) perché implica un intervento esterno. Se invece una donna si fa una doccia o ascolta musica per rilassarsi penso che non faccia nulla di “innaturale” perché credo che tutte le donne dagli albori della storia, abbiano cercato un modo per rilassarsi e affrontare così i dolori del parto.
      Non so se sono riuscita a spiegare la mia posizione con la quale, voglio ribadire per chi non avesse letto tutti gli interventi, non critico affatto che fa scelte diverse: non è meno donna una donna che partorisce con epidurale. La medicina si è evoluta e penso che sia un diritto decidere di avvalersi delle “nuove” scoperte… così come di decidere di non farlo!

      Reply
  • gekina 20 Marzo 2011 at 21:36

    Barbara sa che uno dei mali dell’uomo è aver dimenticato la propria storia.
    Perchè conoscere il passato significa avere un po’ più chiaro il presente, immaginarsi il futuro e comp0rendere più profondamente noi stessi…

    Riguardo le cause di mortalità infantile in Lucania Rococ Mazzarrone scriveva alal fine degli anni 50
    “e per ciò che riguarda i nati morti è DIMOSTRATO che il numero di essi CRESCE man mano che DECRESCE il numero di donne ricoverate negli spedali in occasione del parto: nel 1953 i nati in ospedale nella Valle d’Aosta per 100 nati sono 63,62 rispetto a 4,05 in Lucania, percentuale che si abbassa a 0,5 nei comuni piccoli; i nati morti per 1000 nati nelle due regioni sono ripsettivamente 22,0 e 50,8 ”
    R. Mazzone, “Notizie sulle condizioni sanitarie della Basilicata”, “Nord e SUd”, III, 1956, pag 95

    Negli anni settanta Berlinguer nota:
    “Negli ultimi dieci anni si è esteso notevolmente il parto ospedalizzato. Tuttavia i dati delle regioni meridionali sono inferiori in rapporto di uno a cinque e per certi casi di uno a dieci rispetto al centro-nord. Le conseguenze delle carenze assistenziali sono documentate dal confronto fra le percentuale dei parti in ospedale e la mortalità perinatale nei diversi paesi europei”
    G. Berlinguer “La strage degli innocenti”
    http://www.cooperativagpu.it/5596/la-strage-degli-innocenti-5596/

    Mia nonna partorì due gemelli (morti) nella palermo anni 50. Mi disse sempre che se fossero nati 10 anni dopo, non in casa ma in ospedale… forse oggi avrei due zii in più….

    Reply
  • barbara 20 Marzo 2011 at 22:32

    Tiz, non credo di aver capito quale sia la tua idea di natura. Lo dico senza alcuna polemica. Per esempio è attestato – sia in fonti documentali sia attraverso lo studio delle ossa ritrovate – che nella Galilea del 2 secolo avanti Cristo si usava l’hashish per attenuare i dolori del travaglio. Nell’antica Roma era un fiorire di infusi di erbe per attenuare e/o accelerare il parto. Ed è ben strano che i romani con la loro “fissazione” per l’acqua non abbiano mai pensato di schiafffarci una partoriente. Io non ho una posizione precisa – sono solo interessata a capire qual è l’idea di natura inseguita dalle donne del parto naturale e dal perché attribuiscano al dolore una sorta di potere salvifico. Dal punto di vista della “manipolazione” non credo che il parto sia stato più manipolato di altri momenti della vita umana. Storicamente ha acquisito centralità abbastanza di recente. Fino agli anni 40 le donne partorivano a casa perché, almeno in Italia, gran parte degli ospedali non offrivano grande garanzie igieniche. Il parto in ospedale – a partire dal dopo guerra – ha abbattuto la mortalità infantile e quella materna.

    Reply
    • Tiz 20 Marzo 2011 at 23:09

      Io non credo che “naturale” significhi che “è sempre stato così”, quindi non ha molta importanza cosa facevano i Romani o altre popolazioni (ma saperlo è comunque piacevole, quindi: grazie!).
      Tra le “donne del parto naturale” penso che troverai vari pensieri e varie idee, come in tutto. Troverai certo quella che dice che naturale è un parto non assistito, da sola, magari in mezzo alla natura. Io in questo colgo qualcosa di “affascinante”, ma certo non qualcosa che fa per me. Io ho voluto un’ostetrica al mio fianco, e una di quelle “toste”. Avevo bisogno di avere accanto una persona preparata e sicura.
      Quindi la mia personale idea di parto naturale è quella di un parto senza interventi medici. Io me ne sono rimasta “tranquilla” ad aspettare, senza monitoraggi, senza visite continue, senza flebo o altro. Per me questo è un parto naturale.

      Non vorrei intavolare un discorso sulla sicurezza del parto in casa qui (ho un topic “apposito”!), dico solo che, se la mortalità infantile era alta prima dell’ospedalizzazione dipendeva anche dal fatto che tutte le donne partorivano in casa, che fossero o meno giunte al termine, che fossero podalici, gemelli o sesti/decimi figli (dopo il 5° figlio i protocolli per il parto a domicilio non prevedono di poter partorire in casa perché in effetti è troppo pericoloso). Credo che queste casistiche aumentassero notevolmente la mortalità infantile.

      Per Gekina: la mia bisnonna partorì in casa nel veronese anni ’30 due gemelli, uno più morto che vivo (lo misero in una scatola da scarpe accanto al caminetto nell’attesa che la vita lo lasciasse). Sono ancora vivi e vegeti, gli unici tra tutti e 9 i fratelli…

      Reply
  • barbara 21 Marzo 2011 at 07:17

    Grazie Tiz. Quindi, se ho capito bene, per te naturale significa senza interventi medici e/o tecnologici (come il monitoraggio). Spero che altre donne rispondano, Grazie ancora della collaborazione.

    Reply
    • Tiz 21 Marzo 2011 at 13:29

      Esatto. Vorrei dire una cosa che do per scontata: non nego affatto l’utilità degli interventi medici e/o tecnologici, anzi, penso che siamo fortunate ad essere nate in un’epoca e in un luogo del pianeta in cui la scienza ci mette a disposizione così tante pratiche “salva-vita”. Penso semplicemente che queste pratiche non debbano essere considerate prassi anche per i parti fisiologici, magari per “comodo” degli operatori.
      Ci fai sapere dove e quando terrai questo intervento sulla storia del parto? Mi piacerebbe molto saperne qualcosa di più. Grazie

      Reply
  • gekina 21 Marzo 2011 at 13:57

    Tiz,
    “la scienza ci mette a disposizione così tante pratiche “salva-vita”. ”
    La scienza non ci mette a disposizione solo pratiche salva-vita, ma profilassi, prevenzione, monitoraggio…

    Forse non lo sai, ma il monitoraggio del feto durante il parto serve e non è per comodo dell’operatore. Certo, con misura, senza doverlo fare in coninuata e legando la donna al letto (a parte che ora esisterebbero quelli senza fili… ma evidentemente x il nostro SSN costano troppo…).

    Aggiungo che un parto può essere definito “fisiologico” solo a posterirori! QUndi, ribadisco, il parto ospedalizzato e BEN medicalizzato (esiste una cattiva medicalizzazione) serve solo alal mamma e al suo bambino (come la storia ci dice) e non certo per comodo dell’operatore!

    Il comodo dell’operatore èp sicuramente quello di liberare postiu letto e tagliare le spese. E lo ripeto, la prima e terza causa di ricovero in Italia è, nell’ordine, parto vaginale fisiologico e parto cesareo… rifletti!

    Reply
  • gekina73 21 Marzo 2011 at 14:01

    Tiz, ai tempi di mia nonna e della tua i prematuri, i bambini in sofferenzaq, le madri con emorragia ecc… morivano o rimanevano gravemnente lesi…
    Oggi grazie alla medicalizzazione (quella buona) un’eclampsia, un utero rotto, un feto in sofferenza possono non riportare danni!

    Ai tempi delle nostre nonne i danni cerebrali dei neonati per parto erano più frequenti, molto più frequenti, di adesso! Come i dati che ti ho riportato qui sopra – e che tu ti seiu guradata bene dal commentare – dimostrano….

    Reply
    • Tiz 21 Marzo 2011 at 18:31

      Non vorrei intavolare un discorso sulla sicurezza del parto in casa qui (ho un topic “apposito”!)
      Questa era la mia risposta ai tuoi “dati” (speravo l’avessi capita). Due paragrafi di numeri sparati così non indicano nulla. Poi ripeto: la mortalità materna ed infantile (e i danni da parto) era certamente più alta prima dell’ospedalizzazione di massa, ma i dati sono “falsati” dal fatto che tutte le donne partorivano in casa, anche quelle che avevano patologie accertate o meno. Un esempio: un’amica ha partorito a Padova con cesareo perché la bambina aveva una grave malformazione cardiaca rilevata con l’ecografia. Se fosse vissuta 50 anni fa avrebbe partorito in casa e, probabilmente, la figlia non sarebbe sopravvissuta.
      Se vuoi continuare la discussione sulla sicurezza del parto in casa (peraltro inutile, l’abbiamo dibattuta a lungo nel tuo blog e non troveremo mai un punto di incontro) ti chiedo di farlo nel post sul parto in casa. Qui il discorso verte sulla “naturalità” del parto.
      Grazie

      Reply
  • barbara 21 Marzo 2011 at 14:34

    Ti lascio un post non appena gli organizzatori fissano con precisione la data e il luogo. Comunque, come in tutti i convegni internazionali, sono in programma le pubblicazioni degli atti. Te le farò avere di sicuro.
    Se qualche frequentatrice del tuo blog volesse contribuire alla mia ricerca – che ovviamente si avvale anche e soprattutto di altri strumenti – gliene sarei grata.
    Grazie e a presto

    Reply
    • Tiz 21 Marzo 2011 at 18:32

      Grazie, mi farebbe piacere.

      Reply
  • Vanna 21 Marzo 2011 at 15:07

    Cara Barbara, mi permetto di aggiungere il ‘mio’ significato di parto naturale.
    Prima di tutto il termine ‘naturale’ per me non significa ‘conforme alla Natura’ ma bensì ‘normale, genuino, innato’. E con questa accezione chiaramente ognuno può indicare cos’è per la sua persona ‘naturale’.
    Come esempio banale, banalissimo, sempre riferito ad una situazione che riguarda la salute – visto che il parto diciamo è connesso alla medicina volenti o nolenti – per una persona può essere naturale quando ha il mal di testa rifugiarsi in una stanza buia e riposarsi affinché le passi. Per un’altra persona può essere naturale il prendere una pillola per farlo passare. Il naturale è quindi quell’atto che più si avvicina all’essenza della persona stessa.
    In particolare riguardo il parto, secondo me ‘naturale’ vuol dire ascoltare la partoriente per capire cosa lei intende per parto naturale; in quest’ottica ogni parto sarà diverso perché ognuna ha una sua percezione delle azioni o situazioni che ritiene naturali per la sua indole, la sua persona.
    Per me personalmente, naturale vuol dire non subire interventi inutili, o costrizioni o divieti che non sono in armonia con me stessa. In particolare, trovo innaturale dover stare sdraiata sotto monitoraggio per ore di fila, oppure subire un’episiotomia o anche essere lasciata da sola senza supporto per un’ora intera (tutte cose che mi sono successe al primo parto in ospedale). Azioni che oltre a non essere naturali, cioè non conformi alla mia natura, sono pericolose per l’incolumità mia e di mio figlio. Mi riferisco alla posizione sdraiata che può causare sofferenza fetale, e all’essere lasciata sola ‘incustodita’ per un’ora di travaglio in cui può succedere di tutto – e nessuno se ne accorge.
    Durante il mio secondo parto, altro esempio, per me è stato naturale partorire in posizione accovacciata, posizione che mi è stata vietata in ospedale durante il primo parto. Chiaramente ho vissuto l’espulsione in posizione sdraiata come qualcosa di assolutamente innaturale per me. Il mio corpo mi ‘diceva’ di alzarmi ma non mi era consentito.
    Da questa esperienza non si può certo ricavarne la legge universale che ‘è naturale partorire accovacciate’: ho parlato con donne che erano contente di stare sdraiate perché erano stanche o altre che hanno partorito in piedi … Ognuna ha il ‘suo’ modo naturale di agire insomma.
    Riguardo la Galilea e l’utilizzo dell’hashish (veramente hashish o era ‘semplice’ cannabis?) per attenuare i dolori del travaglio, questa cosa mi ha molto incuriosito, e mi ricordo di una battaglia in Italia per permettere l’utilizzo della marijuana come antidolorifico, soprattutto nei malati terminali. Magari si potrà estendere anche in sala parto, mi pare che l’analgesia attualmente in uso contenga oppiacei, se la marijuana ha effetti collaterali più bassi, ben venga.
    Hai anche scritto che si attribuisce al dolore una sorta di potere salvifico. Ecco, io in questo non sono d’accordo; come non sono d’accordo con chi afferma che durante il travaglio/parto si arriva all’estasi. Ritengo che molte delle persone che pensano ciò siano uomini (…) o donne che ancora non hanno provato il parto. Chiedo scusa a chi l’ha provata ma ancora non ne ho conosciuta nessuna.
    Quello che ho riscontrato io è che il dolore esiste, ma è molto personale e difficilmente descrivibile; c’è chi ritiene di poterlo affrontare e vuole affrontarlo anche solo per esperienza, e chi invece lo ritiene inutile se non dannoso e cerca modi per evitarlo. Anche in questo caso ognuna affronta ciò che è naturale per la sua persona. Io ho trovato una grossa differenza tra il dolore causato dall’ossitocina sintetica e quello invece ‘normale’ (inteso come non provocato dal proprio corpo senza uso di sostanze esterne); il primo l’ho sentito ingestibile, mentre il secondo può abbordabile e comunque lo ritengo una questione secondaria rispetto a tutti gli altri elementi che compongono il travaglio e parto.
    Infine, un commento sulla frase: ‘Il parto in ospedale – a partire dal dopo guerra – ha abbattuto la mortalità infantile e quella materna.’
    Ciò è vero solo in parte. La mortalità infantile e quella materna sono state abbattute principalmente dalle migliori condizioni igieniche e ambientali, dalla miglior efficacia delle diagnosi prenatali e, anche, dal parto in ospedale, nei casi ovviamente critici (gemelli, podalici, basso peso alla nascita, malformazioni etc.).
    Stranamente, un giorno ho avuto un colloquio con il responsabile dell’ufficio vaccinazioni della mia Usl, e lei mi ha detto la stessa identica frase, solo che il protagonista erano le vaccinazioni: ‘Le vaccinazioni di massa hanno abbattuto la mortalità, soprattutto quella infantile’.
    Lo stesso mi disse un medico riferendosi all’antibiotico: ‘L’uso della penicillina ha abbattuto la mortalità infantile’ .
    Ecco, diciamo che con tutti quei miglioramenti nella vita che abbiamo avuto la fortuna di avere negli ultimi 60-70 anni (insomma, dal dopo guerra in avanti) attribuire ad uno solo di essi tutti i meriti non è proprio giusto.
    Buona giornata
    Vanna

    Reply
  • barbara 22 Marzo 2011 at 00:39

    Grazie Vanna per la tua risposta. Ti confermo che si tratta di hashish – così almeno scrive l’anatomopatologo che, insieme all’archeologo, ha analizzato i resti. Non sono un medico quindi non so dirti se fosse un buon analgesico: usavo la scoperta per dire che a quanto ci consta a noi storici, da sempre è diffuso un uso di sostanze per alleviare il dolore del travaglio. Sì certo ad abbattere la mortalità delle partorienti e dei bambini hanno contribuito molti fattori tra cui quelli che citi tu. Ma l’ospedalizzazione di massa ha certamente dato un vantaggio fondamentale soprattutto nel primo dopoguerra, quando non esistevano ecografie, monitoraggi e tante altre tecnologie di cui disponiamo noi oggi. Il primo abbattimento statistico della mortalità infantile e delle partorienti in Italia è degli anni Cinquanta del Novecento.

    Reply
  • Vanna 22 Marzo 2011 at 10:43

    Ciao,
    sul fatto che l’ospedalizzazione dia o abbia dato vantaggi, principalmente nei casi critici, sono d’accordo.
    Chiaramente un parto gemellare o podalico o un feto con anomalie congenite o con basso peso alla nascita hanno molte possibilità di sopravvivere in ospedale, e poche a casa.
    Ritengo giusto però sottolineare che alcuni di questi problemi si possono risolvere tramite un’attenzione particolare allo stile di vita della madre e tramite esami prenatali; mi spiego: se il problema del bambino è dovuto ad abitudini sbagliate della madre (il fumo!!!! E anche il caffè e l’alcool) o all’ambiente insano in cui vive, io punto il dito su questi ultimi fattori ‘scatenanti’ e non sul luogo del parto che è in un certo senso marginale. Risolvendo i problemi a monte allora forse il parto in ospedale non è più così necessario o estremamente vantaggioso.
    Ritornando al tema storico, dagli anni ’50-‘60 le condizioni di vita generali e in particolare delle madri sono notevolmente migliorate e che si è rivolta una sempre maggiore attenzione alla gravidanza, così da poter prevenire eventuali gravi problemi. E’ stata introdotta la diagnosi prenatale, che può portare all’aborto terapeutico (la mortalità per malformazioni è chiaramente diminuita perché sono diminuiti i bambini con malformazioni …), sono state introdotte leggi sulla tutela delle madri al lavoro, mentre una volta erano costrette al lavoro pesante fino all’ultima ora, sono migliorate l’alimentazione, la scolarizzazione e l’informazione, e soprattutto la pulizia degli ambienti.
    Vorrei chiederti se sono disponibili dei grafici che intersecano i dati di mortalità neonatale con i dati di ospedalizzazione (o del luogo del parto).
    Io ho trovato questi dati di mortalità neonatale in Italia:
    TASSI DI MORTALITA’ PER 1000 NATI VIVI
    1951 1961 1971 1981 1991 1995
    MORTALITA’ 29,8 23,7 20,2 11,1 6,3 5,1
    NEONATALE
    Però non ho trovato dati sul luogo del parto.
    L’ospedalizzazione di massa in Italia quando è avvenuta esattamente? A me risultava anni ’60 ma forse mi sbaglio.

    Curiosità: ho letto una volta un documento che si riferisce alla mortalità infantile in Italia e in particolare in Sardegna (1863-1970), forse lo conosci già, lo trovi qui
    http://veprints.unica.it//445/1/q2_02.pdf
    il caso Sardegna risulta essere particolare perché, sebbene la medicalizzazione del parto fosse rara, la mortalità neonatale è sempre stata molto bassa.
    Ciao e buona giornata
    Vanna

    Reply
  • barbara 23 Marzo 2011 at 00:00

    I dati completi vanno elaborati a partire dagli archivi degli ospedali e incrociati con quelli delle nascite. C’è un gruppo di colleghi che se ne sta occupando e so che sono a buon punto. Il materiale di partenza però è cartaceo e non si trova su internet.

    Reply
  • Nascere in casa – Studi sulla sicurezza » My Mei Tai 2 Aprile 2011 at 02:46

    […] “problema sicurezza” è stato toccato anche nei commenti al mio post sull’epidurale, come se le due cose fossero legate, come se esistesse una fazione pro-parto in casa e una […]

    Reply
  • MedBlits.com 7 Luglio 2011 at 17:00

    SALUTE: ANESTESIA EPIDURALE ''NON PROVOCA AUMENTO PARTI CESAREI''…

    (ASCA) – Roma, 7 lug – L’anestesia epidurale modifica l’andamento del travaglio nelle partorienti, che ”non e’ da considerarsi dannoso”. E’ la conclusione a cui e’ giunto uno studio pubblicato sul Journal of Obstetrics and Gynaecology Resear…

    Reply

Rispondi a gekina Annulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

X